Quando questa mattina mi sono svegliato, come spesso accade tra le prime cose che ho fatto c’è stata la visita alla pagina Twitter di Fratelli d’Italia. E lì ho trovato, grazie al cielo, i migliori auguri di buon Venerdì Santo. Mi ha fatto piacere potermi avvicinare a questa giornata con un augurio affettuoso e amicale, attento a quella fede che da italiani dovremmo portare tutti nel cuore.
Arrivando in cucina però mi sono ricordato che oggi non è un giorno di festa, ma di lutto. Tanto è vero che oggi non si celebra la santa messa, neanche domani, sabato santo, che è il giorno del silenzio ecclesiale. Oggi al posto della celebrazione eucaristica, che non c’è in nessuna chiesa, si adora la Croce, in latino Celebratio Passionis Domini, cioè Celebrazione della Passione del Signore. Può essere buona la Passione del Signore?
Venerdì Santo infatti è un giorno di dolore, il più grande. Gesù veniva portato sul monte Calvario, irriso dai soldati romani, poi crocifisso, con una corona di spine conficcata sulla testa. Tremendo. Può essere buono un giorno così? Ci penso, e mi dico che può essere buono se mi rendo conto della gravità, dell’enormità di ciò che questo giorno ci dice, ci ricorda. Non c’è dolorismo nel cristianesimo, non c’è festa per una morte che compie il disegno di salvezza. No, non è così. Non c’è dolorismo, piuttosto c’è l’enormità dell’ingiustizia, l’enormità di un ordine ingiusto che Cristo sconfigge con la sua risurrezione.
Dunque Gesù non ha cancellato la sofferenza, come non ha cancellato la morte, ma l’ha cambiata di segno domenica, non venerdì. Se il Venerdì Santo potesse essere buono, allora ogni ingiustizia, ogni sopraffazione potrebbe avere lo stesso valore. Augurare buon Calvario sarebbe la logica conseguenza di questa visione. Ma Dio ha fermato la mano di Abramo perché non vuole sacrifici, non li pretende, né li apprezza.
Il significato di quel messaggio che pose fine a un’epoca di fraintendimento non è stato capovolto secoli dopo con un ritorno ai sacrifici umani richiesti da Dio, no! Il Calvario è un tormento, ingiustizia e sopraffazione del giusto.
Rifletto su questo augurio di “buon Venerdì Santo” e adesso mi sento turbato, scosso, non più felice come mi ero sentito appena avevo aperto gli occhi inconsapevole di quanto facevo e pensavo. Così sono tornato solo ore dopo a guardare la pagina di Fratelli d’Italia e ho scoperto la loro solidarietà con una insegnante che ha fatto recitare in classe l’ Ave Maria. Io preferisco recitarla a casa piuttosto che in classe, ma non ci ho trovato conferme che il Venerdì Santo possa essere buono: “Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.
Forse leggendola già ieri sera l’augurio formulato stamane sarebbe stato diverso.
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