Qualche giorno fa, il 21 novembre il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, della Lega, ha partecipato a un evento a Milano, chiamato “Italia, direzione nord”, promosso dall’associazione Amici delle Stelline e dall’istituto di ricerca Osservatorio Metropolitano di Milano, e in quella circostanza, commentando alcuni episodi di bullismo avvenuti in alcune scuole, ha esposto la sua innovativa visione pedagogica.
Con riferimento a uno degli studenti protagonisti degli episodi di violenza ha dichiarato che “Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità, di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto”.
Abbiamo riportato per intero la dichiarazione del Ministro perché è importante tenere conto dell’argomentazione nel suo intento generale, per poter meglio evidenziare ogni singola parte del discorso.
Per intanto occorre fare una premessa che appare necessaria. La forza della destra italiana in questi tempi difficili è la sua capacità di fornire risposte demagogiche e superficiali a questioni reali e complesse. È la forza della dossocrazia, la democrazia dell’opinione, che consiste nel proporre soluzioni apparentemente facili e risolutive a problemi che appaiono invece intricati. Questo approccio, che funziona in termini di consenso elettorale, è purtroppo anche il grave limite della destra, che è abilissima nella gestione propagandistica dell’opinione pubblica, ma è fallimentare nel momento in cui i problemi e le questioni devono essere risolti attraverso la difficile arte del governo. Sarebbe fin troppo facile ricordare che per anni l’attuale Presidente del Consiglio ha ripetuto che l’unica soluzione al problema migratorio fosse un blocco navale, ed ora che finalmente potrebbe attuare quella misura ritenuta provvidenziale e risolutiva, non si azzarda neppure a sfiorare l’argomento, consapevole delle ripercussioni internazionali di una simile sciocchezza. Tuttavia, mentre era all’opposizione, il/la Premier Meloni era convinta che quella fosse l’unica soluzione ai flussi migratori, e molti elettori devono averla premiata anche per questa ragione.
Ma torniamo alle dichiarazioni di Valditara sul tema educativo e pedagogico. Secondo il Ministro la pratica dell’umiliazione pubblica dovrebbe entrare nella prassi scolastica, perché attraverso questa via lo studente riuscirebbe a costruire la sua personalità. Sarebbe fin troppo facile attingere all’immensa letteratura pedagogica e filosofica per dimostrare che Valditara non sa quello che dice, ma forse la Storia potrebbe offrici quale spunto interessante. Era in uso, soprattutto nel Medioevo, uno strumento di tortura e di umiliazione chiamato gogna, con il quale venivano esposti nei luoghi maggiormente frequentati, piccoli criminali, che potevano essere maltrattati e umiliati per giorni dal pubblico, che ricorreva a ogni forma di vessazione fisica e psicologica. Questi strumenti, come d’altronde anche le esecuzioni capitali, avevano uno scopo didattico, dovevano dissuadere i cittadini da qualunque tentazione criminale. Il reo veniva umiliato pubblicamente e ciò poteva e doveva servire da insegnamento, dissuadere da comportamenti antisociali. Anche in quel caso l’umiliazione era una sorta incivilimento, una sorta di terapia inclusiva, anche se i metodi possono oggi apparire eccessivi e soprattutto lesivi dei diritti del reo.
Nella visione del Ministro i lavori socialmente utili sarebbero l’equivalente della gogna medievale. Tralasciando il fatto che il lavoro non può essere una punizione, ma dovrebbe essere un mezzo di promozione sociale e umana, l’ideologia di Valditara, al di là delle rettifiche che lo stesso Ministro è stato costretto a operare, corrisponde alla visione di una società violenta e gerarchica, fobica rispetto alla diversità, che criminalizza le devianze, senza sforzarsi di comprenderle.
Nella scuola italiana gli episodi di bullismo ci sono e pure numerosi, ma l’umiliazione degli studenti e la coercizione al lavoro non sono affatto soluzioni, ma al contrario potrebbero elevare ulteriormente il livello di violenza e di tensione fra studenti e istituzione scolastica, con conseguenze laceranti e insostenibili.