«La spesa mondiale in armamenti è uno degli scandali morali più gravi dell’epoca presente. Manifesta inoltre quanta contraddizione vi sia tra parlare di pace e, allo stesso tempo, promuovere o consentire il commercio di armi».
Lo scrive Papa Francesco nel volune «Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza», a cura di Herna’n Reyes Alcaide (Piemme, in uscita martedì).
«È tanto più immorale che paesi tra i cosiddetti sviluppati a volte sbarrino le porte alle persone che fuggono dalle guerre da loro stessi promosse con la vendita di armamenti. Accade anche qui in Europa ed è un tradimento dello spirito dei padri fondatori», sottolinea il Pontefice, «La corsa agli armamenti fa da riprova della smemoratezza che ci può invadere. O, peggio ancora, dell’insensibilità. Nel 2021, in piena pandemia, la spesa militare mondiale ha superato per la prima volta i 2.000 milioni di dollari. A fornire questi dati è un importante centro di ricerca di Stoccolma, ed essi ci mostrano come per ogni 100 dollari spesi nel mondo, 2,2 siano stati destinati alle armi».
«Con la guerra ci sono milioni di persone che perdono tutto, ma anche pochi che guadagnano milioni. È sconfortante anche solo sospettare che molte delle guerre moderne si facciano per promuovere armi. Così non si può andare avanti. Ai responsabili delle nazioni, in nome di Dio, chiedo di impegnarsi risolutamente a porre fine al commercio di armi che causa tante vittime innocenti. Abbiano il coraggio e la creatività di rimpiazzare la fabbricazione di armamenti con industrie che promuovano la fratellanza, il bene comune universale e lo sviluppo umano integrale dei loro popoli. Al pensiero dell’industria bellica e di tutto il suo sistema, mi piace ricordare i piccoli gesti del popolo che, anche tramite atti individuali, non smette di far vedere quanto la vera volontà dell’umanità sia di liberarsi dalle guerre», aggiunge il Papa, «Ma al di là del problema del commercio internazionale di armamenti destinati a guerre e conflitti, non meno preoccupante è la crescente facilità con cui in molti paesi si può entrare in possesso delle armi denominate `di uso personale´, in genere di piccolo calibro, ma a volte anche fucili di assalto o di grande potenza».
«Quanti casi abbiamo visto di bambini morti per avere maneggiato armi nelle loro case, quanti massacri sono stati perpetrati per il facile accesso che a esse c’è in alcune nazioni?», si chiede Bergoglio, «Legale o illegale, su vasta scala o nei supermercati, il commercio di armi è un grave problema diffuso nel mondo. Sarebbe bene che questi dibattiti avessero più visibilità e che si cercassero consensi internazionali affinché, a livello globale, fossero poste restrizioni sulla produzione, la commercializzazione e la detenzione di questi strumenti di morte». «Quando parliamo di pace e di sicurezza a livello mondiale, la prima organizzazione a cui pensiamo è quella delle Nazioni Unite (l’Onu) e, in particolare, il suo Consiglio di sicurezza. La guerra in Ucraina ha posto ancora una volta in evidenza quanto sia necessario che l’attuale assetto multilaterale trovi strade più agili ed efficaci per la soluzione dei conflitti», prosegue nel ragionamento, «In tempi di guerra è essenziale sostenere che ci serve più multilateralismo e un multilateralismo migliore»
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