Putin e il patriarca Kirill: come la Russia è passata dall'ateismo di Stato al fondamentalismo di Stato
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Putin e il patriarca Kirill: come la Russia è passata dall'ateismo di Stato al fondamentalismo di Stato

Il fondamentalismo di Stato, agognato da tanti mullah radicali, sembra di casa nella nuova Russia. Non sarà l’ateismo di Stato, ma come quello sembra qualcosa di cui si farebbe molto volentieri a meno.   

Putin e il patriarca Kirill: come la Russia è passata dall'ateismo di Stato al fondamentalismo di Stato
Putin e il patriarca Kirill
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

11 Marzo 2022 - 10.02


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Il 19 dicembre del 2017 il direttore dei Servizi di sicurezza della Federazione Russa, Alexander Bortnikov, ha pronunciato un discorso al quale fu data grande evidenza su tutti i media di Stato in Russia. Mentre durante l’epoca brezneviana si era rimasti in silenzio sulla terribile stagione della grande repressione staliniana, quel giorno Alxander Bortnikov ha voluto ufficialmente lodarla, presentarla come qualcosa di positivo. Non era mai successo prima. Ho appreso, leggendo La Civiltà Cattolica che “Secondo Bortnikov, anche le repressioni del periodo di Stalin non sarebbero state immotivate. E se a volte si è arrivati a esagerazioni, esse sono finite quando Berija ha assunto la guida dei Servizi segreti. Riguardo alle epurazioni attuate per eliminare gran parte degli ufficiali dell’Armata Rossa – epurazioni avvenute per la maggior parte sotto Berija- Bortnikov le ha ignorate”. L’articolo sottolinea, a mio avviso giustamente, che il punto più grave non è la riproduzione delle stesse giustificazioni usate dai criminali del tempo, ma che il direttore dei Servizi di sicurezza russi, organismo che dovrebbe difendere il diritto, abbia giustificato le perversioni della giustizia e i crimini come “necessità storica”. 

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A quel tempo, ai tempi di Stalin, il sistema si basava sull’ateismo di Stato, e molti fedeli, molti pope, finirono nelle acque gelide del Don. Oggi invece a Mosca sembra esserci il fondamentalismo di Stato. E’ di questi giorni infatti l’impressionante predica del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Sua Beatitudine Kirill I. Vi ha sostenuto che quello in atto è “un conflitto metafisico”. Cosa vuol dire? Vuol dire che per lui in gioco c’è il destino dell’umanità: stare dalla parte della legge di Dio, o stare con l’Occidente, che arriva a consentire o imporre i Gay Pride, cioè a suo avviso l’ostentazione della fierezza di essere contro la legge di Dio. Ha fatto questo esempio per spiegare che la guerra in Ucraina è tra scristianizzazione e cristianità imposta per legge, per impedire che l’umanità si ponga contro Dio. La Russia, terra cristiana, ha questa missione, guidare questa lotta del Bene contro il Male. 

Questo però è quello che pensa Kirill I. Cosa pensa al riguardo Vladimir Putin? Forse la risposta l’ha data lo stesso Vladimir alla giornalista Tatiana Stavnichnaia, nel 2007. Quando lei le chiese quale ruolo assegnasse all’ortodossia nella sua Russia e quale strategia nucleare avesse, Putin rispose: “I temi sono collegati strettamente perché la nostra fede tradizionale e lo scudo atomico sono due cose che rafforzano lo Stato e creano le condizioni per assicurare la sicurezza interna ed esterna”. 

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Il fondamentalismo di Stato, agognato da tanti mullah radicali, sembra di casa nella nuova Russia. Non sarà l’ateismo di Stato, ma come quello sembra qualcosa di cui si farebbe molto volentieri a meno.   

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