Cribari, il calciatore della Lazio che sfidò il dolore: il mio affettuoso abbraccio dopo 18 anni
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Cribari, il calciatore della Lazio che sfidò il dolore: il mio affettuoso abbraccio dopo 18 anni

Cribari con diciotto viti inchiodate in faccia, affrontò con una mascherina la Dinamo Bucarest in Uefa. Scrissi un articolo per elogiarlo. Lui lo viene a sapere dopo 18 anni e...

Cribari, il calciatore della Lazio che sfidò il dolore: il mio affettuoso abbraccio dopo 18 anni
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Daniela Amenta Modifica articolo

23 Gennaio 2025 - 15.06


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19 gennaio 2025, mattina, una mattina come le altre, apro Facebook e mi trovo linkata in un post di Francesco Troncarelli. Penso, leggo le notizie su Trump e poi vado a vedere tra qualche minuto.

Nel frattempo mi arrivano tre messaggi WhatsApp di altrettanti colleghi che mi scrivono: “Ma hai visto Instagram?”. A quel punto vado a leggere, che mai sarà accaduto? E’ un post di Emilson Cribari, rocciosissimo difensore della Lazio dal 2005 al 2010 che non so come, non so perché ritrova un mio articolo del 29 agosto 2007 pubblicato su Epolis e mi scrive. Mi scrive per ringraziarmi sui suoi social. Cribari, proprio lui, l’uomo che scese in campo disattendendo il parere dei medici della Lazio dopo una frattura scomposta a zigomo, mascella, e pavimento orbitale. I

Il calciatore con diciotto viti inchiodate in faccia, allenato da Delio Rossi, e che affrontò con una mascherina la Dinamo Bucarest in Uefa Champions League. Una di quelle partite epiche, che sarebbero piaciute a Soriano, a Galeano, una di quelle partite impossibili con Cribari – metà Zorro e metà Corto Maltese – che difende ogni pallone, e alla fine, quando la Lazio vince scoppia in lacrime. Le sue ma anche le nostre. Il calciatore che sfidò il dolore, la paura. Il giocatore simbolo di una squadra coi cerotti.

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Succede che Cribari trova questo articolo dopo 18 anni e scrive: “Non so chi sia Daniela Amenta , ma vorrei tanto conoscerla e ringraziarla per questa bellissima lettera! “La faccia di una Lazio che non molla mai”! Grazie.” Sono commossa anche io, gli rispond, abbastanza emozionata: “Eccomi sono io, Emilson, grazie a te che onore che privilegio”. Subito dopo, passano pochi minuti, il post diventa virale, decine di condivisioni. E’ la più bella, commovente “carrambata” della mia vita, ho scritto migliaia di articoli, ma questo mi tocca per la reazione del protagonista che replica: “Ciao che piacere , il tuo articolo rappresenta per me i sentimenti di quei momenti vissuti e che rimarrà nel cuore per sempre e a distanza di anni ha ancora più valore per il fatto di poterlo leggerlo ai miei tre figli con orgoglio ! Grazie infinite Daniela. Emilson”.


Bum, bum, bum. L’orgoglio dei figli, che meraviglia. Gli rispondo, mi chiede l’amicizia la bellissima moglie. E soprattutto centinaia di commenti di affetto purissimo e stima per Emilson: “Grazie amico sarai sempre uno di noi, non ti dimentichiamo”. Sono passati così tanti anni ma Cribari resta un pezzo di questa storia che è la S.S.Lazio, 125 anni di passione. Come cantava Vecchioni: “Forse non lo sai ma pure questo è amore tra fosforo e miele” Confermo: è amore.

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19 de janeiro de 2025, manhã, uma manhã como qualquer outra, abro o Facebook e encontro-me ligado a um post de Francesco Troncarelli. Penso, leio as notícias sobre Trump e depois vou ver daqui a uns minutos. Entretanto, recebo três mensagens de WhatsApp de outros tantos colegas que me escrevem: “Mas viste o Instagram? Nessa altura vou ler, que raio terá acontecido?

É um post de Emilson Cribari, um duro defesa da Lazio de 2005 a 2010 que, não sei como, não sei porquê, encontra um artigo meu de 29 de agosto de 2007 publicado na Epolis e escreve-me. Escreve-me para me agradecer nas suas redes sociais. Cribari, ele, o homem que entrou em campo ignorando os conselhos dos médicos da Lazio depois de ter partido a maçã do rosto, o maxilar e o pavimento orbital.

O futebolista com dezoito parafusos cravados na cara, treinado por Delio Rossi, e que enfrentou o Dínamo de Bucareste na Liga dos Campeões da UEFA com uma máscara. Um desses jogos épicos, que teria agradado a Soriano, a Galeano, um desses jogos impossíveis com Cribari – meio Zorro e meio Corto Maltese – a defender todas as bolas e, no final, quando a Lazio ganhou, a desatar a chorar. As dele, mas também as nossas. O futebolista que desafiou a dor, o medo. O jogador que simbolizava uma equipa com emblemas.

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Acontece que Cribari encontra este artigo passados 18 anos e escreve: “Não sei quem é Daniela Amenta, mas gostaria de a conhecer e de lhe agradecer esta bela carta! “O rosto de uma Lazio que nunca desiste! Obrigada. Também estou comovido e respondo-lhe, muito entusiasmado: “Aqui estou, Emilson, obrigado, que honra, que privilégio”. Pouco depois, passados alguns minutos, o post torna-se viral, com dezenas de partilhas. É a “carrambata” mais bonita e comovente da minha vida, já escrevi milhares de artigos, mas este toca-me pela reação do protagonista que responde: “Olá que prazer, o teu artigo representa para mim os sentimentos daqueles momentos vividos e que ficarão para sempre no meu coração e à distância de anos tem ainda mais valor pelo facto de o poder ler aos meus três filhos com orgulho! Muito obrigada Daniela. Emilson’.


Bum, bum, bum. O orgulho dos filhos, que maravilha. Respondo-lhe, a sua linda mulher pede-me amizade. E, acima de tudo, centenas de comentários de puro afeto e estima pelo Emilson: “Obrigado amigo, serás sempre um de nós, não te esqueceremos”. Passaram tantos anos, mas Cribari continua a ser um pedaço desta história que é a S.S.Lazio, 125 anos de paixão. Como cantava Vecchioni: “Talvez não saibas, mas isto também é amor entre o fósforo e o mel”, eu confirmo: é amor.

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