Un team internazionale di ricerca guidato dalla neuroscienziata Rachael Seidler dell’Università della Florida ha condotto uno studio sul cervello di 30 astronauti prima e dopo missioni spaziali di varia durata. I risultati mostrano che il volume del ventricolo cerebrale degli astronauti che hanno trascorso più tempo nello spazio e con un breve periodo di recupero tra le missioni è aumentato. Questi cambiamenti riguardano anche l’acqua libera extracellulare nel cervello.
L’analisi delle risonanze magnetiche ha rilevato che gli astronauti con un breve intervallo di tempo tra le missioni hanno registrato un aumento del volume del ventricolo cerebrale dopo la loro ultima missione. Tuttavia, tra coloro con un intervallo di recupero più lungo, si è osservato un allargamento dei ventricoli cerebrali in misura minore o assente.
È importante notare che le esperienze individuali di volo spaziale possono influire su tali effetti. La durata delle missioni varia da poche settimane a un anno, e gli astronauti hanno diversi livelli di esperienza e numero di voli precedenti. Non è ancora chiaro come queste differenze influiscano sui cambiamenti strutturali cerebrali causati dal volo spaziale e dallo spostamento del liquido intracranico.
Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, suggerisce che intervalli di almeno tre anni tra un volo e l’altro possano consentire ai ventricoli cerebrali di recuperare la loro capacità di adattarsi all’aumento del fluido intracranico. Comprendere i cambiamenti strutturali cerebrali legati all’esperienza del volo spaziale è fondamentale per le future missioni umane su Marte.