Una sonda chiamata Parker Solar Probe, inviata dalla Nasa per studiare il Sole, si è avvicinata in modo senza precedenti alla nostra stella, superando il ventosolare e offrendoci una visione straordinaria della sua struttura ineffabile. Lanciata nell’agosto 2018, la sonda ha raccolto importanti informazioni sul vento solare e le sue ultime osservazioni sono di grande rilievo. Parker è stata in grado di individuare il punto esatto sulla superficie del Sole in cui si genera il vento solare, rivelando dettagli che vengono persi quando il vento si disperde dalla corona sotto forma di particelle cariche. È come osservare i singoli getti d’acqua che fuoriescono dal soffione della doccia poco prima che ci colpiscano.
Uno studio pubblicato su Nature, guidato da Stuart D. Bale dell’Università della California, Berkeley, e da James Drake dell’Università del Maryland-College Park, descrive questa scoperta. Il team di ricerca ha utilizzato i dati raccolti dalla sonda quando era a una distanza record di poco più di 8 milioni di chilometri dal Sole, nonostante la sfida rappresentata dal calore intenso emesso dalla nostra stella, con una temperatura superficiale di circa 5500°C.
Secondo i ricercatori, l’origine del vento solare osservata da Parker corrisponde ai flussi di supergranulazione, che sono regioni presenti all’interno delle buche coronali del Sole. Le buche coronali sono zone in cui le linee del campo magnetico solare emergono dalla superficie senza tornare indietro, formando linee di campo aperte. I dati raccolti e analizzati dal team di Bale e Drake suggeriscono che questa sia la culla del vento solare, una scoperta di grande importanza per la previsione delle tempeste solari, caratterizzate da intense raffiche di vento solare.
James Drake commenta: “I venti solari trasportano molte informazioni dal Sole alla Terra, quindi capire il meccanismo del vento solare è fondamentale per motivi pratici sul nostro pianeta. Ciò influenzerà la nostra capacità di comprendere come il Sole rilascia energia e di prevedere le tempeste geomagnetiche, che possono costituire una minaccia per le nostre reti di comunicazione”.