di Marcello Cecconi
“Fratelli e sorelle, buonasera!”. Son trascorsi 12 anni da quando questa frase è stata pronunciata dalla loggia di San Pietro. Era il 13 marzo 2013, dodici anni fa, e Jorge Mario Bergoglio, l’uomo preso dalla “fine del mondo” arrivava al cuore di molti con la sua semplicità. Gli ultimi, i sofferenti, i deboli non sono mai stati dimenticati da un papa che da tempo sta provando la sofferenza sul suo corpo. Pur costretto a ricevere i complimenti per l’anniversario in ospedale, sta uscendo lentamente dal suo complicato stato e preparandosi al suo ritorno attivo al magistero.
Il gesuita e primo latino-americano sul soglio di Pietro, si era presentato al mondo aprendo la sua Chiesa, meno clericale e più missionaria, tanto che per la sua prima uscita sceglieva Lampedusa, simbolo tragico del fenomeno inarrestabile delle migrazioni. Anche nella scelta della sua residenza dimostrava sobrietà andando ad abitare nella modesta residenza di Santa Marta anziché nel palazzo apostolico, in linea con le scelte già fatte da vescovo di Buenos Aires.
Bergoglio, per la prima volta nella storia millenaria della Chiesa cattolica, ha dovuto convivere con un predecessore. Non è stato così neutro farlo con un Papa Emerito e un uomo come Benedetto XVI. Nascevano, sottotraccia, piccole tensioni legate a carenze di regolamentazioni dell’istituto del pontificato emerito ma Papa Francesco, con la sua serenità, ha trasmesso a Ratzinger un calore e un rispetto così leale da farlo sentire sempre protetto.
E così, questi suoi primi dodici anni di pontificato sono stati segnati dalla conclamazione dei suoi indiscutibile valori di pace, rispetto, perdono e accoglienza. Lo ha fatto sempre, anche quando potevano urtare la suscettibilità di una parte del mondo cattolico più conservatore che non accetta di buon grado quella che per loro è una fuga in avanti troppo progressista per la Chiesa di Roma.
Oltre ai temi religiosi, Bergoglio non ha mai trascurato quelli sociali affrontandoli senza timore alcuno e testimoniandoli con la sua presenza in una sessantina di Paesi. Si è sempre preoccupato del futuro del nostro pianeta e nel 2015 ha pubblicato l’enciclica ecologista “Laudato si’” e ha affondato, con sofferenza ma determinazione, le proprie mani anche nel sistema economico-finanziario del Vaticano con la ferma intenzione di far cessare gli scandali e dare respiro alle casse della Santa Sede. Nel 2019 ha chiamato a rapporto cardinali e vescovi per parlare di una delle più nefaste storie che adombrano il cattolicesimo: la pedofilia nelle Sacre Stanze.
Poi il tempo del Covid quando, il 27 marzo 2020 dal sagrato della Basilica vaticana, Bergoglio invocava la guarigione per il mondo sotto assedio dalla pandemia. Iconica l’immagine della piazza deserta, mentre scendeva la pioggia, e Francesco a pregare chiedendo a Dio di “non lasciarci in balia della tempesta”. Importante anche l’enciclica “Fratelli tutti” dove chiede che la politica “non degeneri in populismo” perché per Bergoglio era arrivato il tempo di abbattere muri, demolire le odiose chiusure dei nazionalismi e i conseguenti pericoli della xenofobia.
Nel 2021 il primo ricovero in ospedale ma quello stesso anno non rinunciava ad andare in Iraq. Giungeva nella ex roccaforte dei terroristi dell’autoproclamato Stato islamico e a Mosul, città simbolo dell’Isis, e lì disse a voce alta che “Il nome di Dio non può essere invocato per uccidere”. Bergoglio fu il primo a tentare la pace, nel 2022, appena iniziata la guerra russo-ucraina, quando non si arrestò davanti al protocollo e, gesto senza precedenti, si recò di persona dall’ambasciatore russo presso la Santa Sede implorandolo di chiedere a Putin di fermare bombe e missili, offrendosi come mediatore per la riconciliazione.
Papa Francesco inaugurò il 2023 con le esequie di Benedetto XVI di fronte a cinquantamila fedeli ma sarà, quello, anche l’anno che lo ha visto ritornare in ospedale per ben due volte da marzo a giugno, per bronchite la prima e per l’intervento di laparotomia, la seconda. Dal 7 ottobre, agli appelli per l’Ucraina, si uniranno quelli per Gaza e Israele, appelli che ‘purtroppo’ sono continuati quotidianamente anche in questi giorni dall’Ospedale Gemelli. Il 2023 è stato anche l’anno della prima tappa del sinodo sulla sinodalità attraverso il quale il papa vorrebbe rendere la Chiesa pronta a condivisioni di ruoli responsabili con i laici e le donne, senza snaturare la dottrina. Ha avuto il tempo di ordinare 21 nuovi cardinali e di emanare un documento, Fiducia Supplicans, sulle coppie irregolari e che ha scaturito polemiche.
La sua mobilità, sempre più minata, non gli ha impedito, nel 2024, di partecipare a una serie di viaggi importanti. Quello di due settimane di settembre in Asia e Oceania è stato il più lungo del suo pontificato, a cui ha fatto seguito quello in Belgio e Lussemburgo durante il quale ha chiesto scusa per gli abusi nella Chiesa. Non gli è mancato il forte impegno per la preparazione del Giubileo della Speranza, al quale ha dato ufficialmente il via la notte del 24 dicembre con il suggestivo rito di apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, seguito due giorni dopo dalla simbolica apertura della Porta Santa nella chiesa del carcere di Rebibbia.
Poi sono arrivate le difficoltà respiratorie che lo hanno costretto al ricovero e che hanno fatto preoccupare i fedeli e allarmato una gran parte del mondo. Da un paio di giorni, Papa Francesco è stato dichiarato fuori pericolo e anche se non potrà ancora tornare nella sua amata Santa Marta, almeno si stanno allentando le “scommesse” su chi sarà il prossimo papa.