Il Governo blocca i pagamenti elettronici con l’esclusione dei bonifici a danno di cittadini e imprese
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Il Governo blocca i pagamenti elettronici con l’esclusione dei bonifici a danno di cittadini e imprese

L’introduzione dei commi 66 e 67 dell’articolo 1 nella Legge di Bilancio produce un’alterazione significativa nei meccanismi di regolazione dei pagamenti elettronici in Italia, con potenziali effetti destabilizzanti sull’intero settore finanziario.

Il Governo blocca i pagamenti elettronici con l’esclusione dei bonifici a danno di cittadini e imprese
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26 Febbraio 2025 - 23.43


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L’introduzione dei commi 66 e 67 dell’articolo 1 nella Legge di Bilancio produce un’alterazione significativa nei meccanismi di regolazione dei pagamenti elettronici in Italia, con potenziali effetti destabilizzanti sull’intero settore finanziario.

La disposizione, imponendo una valuta anticipata per i pagamenti elettronici – ad eccezione dei bonifici – altera le dinamiche di liquidità e introduce criticità che potrebbero avere ripercussioni su banche, imprese e consumatori.

L’obbligo di valuta anticipata contrasta con il quadro normativo europeo delineato dalla Direttiva PSD2, che garantisce un equilibrio tra gli operatori del settore e assicura il corretto funzionamento delle transazioni transfrontaliere. La previsione italiana, imponendo un trattamento diverso a seconda dello strumento di pagamento utilizzato, rischia di compromettere la neutralità del mercato e potrebbe esporre l’Italia a una procedura d’infrazione da parte delle istituzioni europee.

La misura introduce un’anomalia significativa nella gestione della liquidità da parte degli istituti di credito. L’obbligo di anticipare la valuta rispetto alla disponibilità effettiva dei fondi costringerebbe le banche a concedere credito implicito, senza garanzie adeguate, alterando il loro profilo di rischio e minando i principi di prudenza e stabilità finanziaria. Questo scenario potrebbe tradursi in una revisione delle politiche di concessione del credito, con effetti indiretti sull’accesso ai finanziamenti per famiglie e imprese.

Dal punto di vista legale, la normativa solleva interrogativi sulla compatibilità con i principi di libertà d’impresa e di tutela della concorrenza, garantiti sia dalla Costituzione italiana che dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. La sua applicazione potrebbe generare un’ondata di ricorsi da parte degli operatori del settore, creando incertezza normativa e rischiando di compromettere la fiducia degli investitori nel sistema finanziario italiano.

L’applicazione di questa disposizione ai sistemi di pagamento pubblico, come F24 e PagoPA, implicherebbe una revisione complessa delle convenzioni in essere tra il settore bancario e lo Stato. Un intervento di questo tipo potrebbe determinare ritardi nei flussi finanziari verso l’erario, con ripercussioni dirette sulla gestione delle entrate pubbliche e sul finanziamento dei servizi essenziali.

Alla luce delle criticità evidenziate, appare evidente la necessità di un ripensamento della norma. Piuttosto che introdurre misure che destabilizzano il mercato dei pagamenti, sarebbe opportuno avviare un confronto con gli operatori del settore per individuare soluzioni che garantiscano efficienza senza compromettere la stabilità finanziaria del Paese.

Solo un approccio bilanciato potrà evitare conseguenze negative sul sistema economico e preservare la credibilità dell’Italia nel contesto europeo.


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