Nomadi digitali in Italia: come il lavoro da remoto può ridefinire il turismo
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Nomadi digitali in Italia: come il lavoro da remoto può ridefinire il turismo

Scopri come il lavoro ha trasformato i lavori tradizionali, dando vita ai nomadi digitali, e come sta rimodellando il turismo e gli ambienti di lavoro.

Nomadi digitali in Italia: come il lavoro da remoto può ridefinire il turismo
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22 Febbraio 2025 - 23.16


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In base alle statistiche più recenti, oltre il 35% dei dipendenti oggi lavora da remoto. Un sistema che fino a prima della pandemia di Covid-19 riguardava solo il 7%, oggi non è più l’eccezione, ma la regola. I vantaggi sono da entrambe le parti: collaboratori più soddisfatti producono di più e meglio, a tutto vantaggio delle aziende che hanno rilevato una maggiore efficienza complessiva sul lavoro.

Maggiore flessibilità non vuol dire lavorare meno, ma a volte basta poco per sentirsi meno sotto pressione. Collegarsi ad app di svago come Winnita app durante l’orario tradizionale di lavoro senza il timore di essere “colti in flagrante” è un esempio lampante. È sufficiente scaricare collegarsi da un semplice dispositivo mobile anche durante una mattinata infrasettimanale per sentirsi più liberi!

Paradossalmente però, chi lavora in smart working o da remoto può anche decidere di recarsi in una sala da gioco terrestre, visto che non è richiesta la presenza sul luogo di lavoro o, almeno, non tutti i giorni. Ed ecco che gradualmente si è delineato un nuovo modo di muoversi e spostarsi: quello plasmato dai nomadi digitali. 

I nomadi digitali: chi sono e come lavorano

Se volessimo identificare delle categorie eterogenee di lavoratori, quella dei nomadi digitali sarebbe senza dubbio inserita nella lista. Chi sono dunque questi lavoratori che sembrano non avere un luogo di lavoro fisso? 

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La categoria è ampia e include persone di ogni professione, età e provenienza. Il termine “nomade digitale” è l’unione di due concetti: 

  1. Il fatto di poter lavorare da qualunque luogo (da qui il termine “nomade”), senza quindi vincoli o legami professionali con un luogo o una sede specifici; 
  2. La necessità di avere una connessione internet per lavorare (da qui “digitale”). È proprio internet che consente a questo genere di professionisti di poter lavorare ovunque si trovino.

Anche il tipo di impegno varia: molti nomadi digitali decidono di lavorare part time, ma la flessibilità oraria porta facilmente ad accumulare ore di lavoro, distribuite liberamente (o quasi) nell’arco della giornata o della settimana. 

Combinare turismo e lavoro: la vera svolta

Al di là delle varie differenze che possono essere individuate all’interno della categoria, il minimo comun denominatore è la possibilità di muoversi, e quindi di viaggiare. La libertà con cui ci si sposta varia a seconda del tipo di rapporto lavorativo, in base alla distinzione principale tra smart working (o lavoro agile) e lavoro da remoto. In estrema sintesi, ricordiamo infatti che:

  • Nello smart working, l’accordo avviene tra dipendente e azienda all’interno del rapporto lavorativo più ampio, e il lavoratore è libero di prestare la propria attività ovunque preferisca in base agli orari che è lui a stabilire, salvo la natura del lavoro richiesta il rispetto di determinate condizioni;
  • Nel lavoro da remoto, la distanza fa parte dell’accordo stesso, che nasce quindi come contratto di telelavoro. Inoltre, essendo il lavoro a distanza parte stessa dell’accordo, viene stabilito a priori da quali località il prestatore può offrire i propri servizi. 
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La naturale conseguenza di quest’evoluzione del modo di lavorare è la maggiore tendenza a unire il lavoro al turismo, visto che anche la proposta da parte delle strutture ricettive si è adattata alla crescente richiesta del mercato. Sono due in particolare le tendenze che si sono delineate nell’arco degli ultimissimi anni. 

Il turismo di breve durata

Il turismo di breve durata si riferisce alla scelta dei nomadi digitali di spostarsi altrove rispetto al loro luogo di residenza, per periodi di tempo limitati. In genere si tratta di permanenze non superiori a un mese: in tali situazioni è più semplice organizzare lo spostamento, sia dal punto di vista amministrativo che pratico.

All’interno di questa modalità di lavoro a distanza hanno un ruolo chiave le strutture che offrono un ambiente adatto al lavoro. Sempre più hotel ad esempio sta ripensando i loro spazi per accogliere i nomadi digitali, che prediligono alberghi in cui:

  1. Sia possibile accedere a una connessione internet molto veloce e il cui servizio sia incluso nel prezzo;
  2. Ci siano spazi condivisi in cui è possibile lavorare comodamente e in silenzio oltre che socializzare con altri colleghi;
  3. Le sistemazioni diano la possibilità di poter cucinare pasti anche veloci, per non essere costretti a uscire per mangiare (risparmiano anche sulle relative spese).
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Diversi hotel e catene alberghiere hanno completamente rivisto la loro offerta proprio grazie al fenomeno turistico dei nomadi digitali. Con investimenti minimi è possibile offrire a questa nuova categoria di lavoratori alloggi comodi, efficienti a un costo ragionevole.

Le permanenze di medio/lungo periodo

Molto frequente è la permanenza di medio lungo periodo al di fuori dell’Italia. In tal caso ci sono dei fattori che incidono particolarmente sulla scelta di un paese diverso, tra cui dobbiamo ricordare:

  1. La relativa facilità di ottenere un permesso o una residenza di lavoro;
  2. Il costo della vita in generale, incluso quello degli alloggi;
  3. La qualità della connessione internet del paese;
  4. La tassazione sui guadagni, nel caso di liberi professionisti.

Quest’ultimo aspetto è spesso il fattore determinante. A volte, quella che è una scelta iniziata per durare qualche mese può rivelarsi una destinazione definitiva per gran parte dell’anno. Una prova di questa costante evoluzione è il proliferare di appartamenti che vengono affittati per periodi che vanno dai sei mesi a un anno, con conseguenze sul costo degli affitti e della vita in generale nel Paese ospitante. 

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