La minaccia che Putin ha reiterato contro Sergio Mattarella, ancora una volta attraverso la voce stizzita e stridula di Maria Zacharova, è stata accolta dal silenzio del nostro Presidente, com’era prevedibile conoscendo la sua statura da statista – unica, al momento, in Italia. Questa volta si preannuncia che non potrà rimanere «senza conseguenze» la «equiparazione» fatta da Mattarella tra la Russia di Putin e il Terzo Reich.
Il problema è che Mattarella non ha mai «equiparato» nulla, ha fatto un legittimo – e corretto dal punto di vista storico – confronto tra le logiche di aggressione e invasione di territori indipendenti da parte dei due regimi, avendo addirittura la bontà di non citare l’occupazione di metà Polonia che Stalin fece subito dopo l’attacco hitleriano a Varsavia sulla base delle clausole segrete del patto russo-tedesco dell’agosto 1939.
Mattarella non ha bisogno di aiuto, in questo caso nemmeno da parte degli storici, tanto è stato preciso e senza bisogno di correggerlo o chiosarlo il suo intervento. Questa polemica internazionale, tuttavia, permette di fare qualche precisazione che riguarda la lunga querelle sulla comparazione storica, in particolar modo sulle affinità tra sistema nazista e sistema sovietico, e anche sulla politica di aggressione della Russia. Quest’ultima, infatti, è stata giustificata anche da noi da importanti intellettuali, studiosi, quotidiani impegnati – che adesso brindano alla presunta sconfitta di Zelensky da loro sempre prevista e auspicata – attribuendo alla volontà espansionista della Nato a est la ragione prima e ultima dell’invasione del 22 febbraio 2022. Il Presidente Mattarella, in poche parole, ha fatto piazza pulita di queste stupidaggini senza base storica, avallate anche da Papa Francesco, riconducendo la scelta di Putin a quel «criterio di dominazione» che aveva prevalso nella Germania hitleriana preparando «guerre di conquista». “È di questa natura, ha aggiunto Mattarella, l’odierna aggressione russa all’Ucraina”. Nessuna equiparazione, quindi, ma richiamo a una natura analoga di volontà di dominio nei confronti dei vicini più deboli.
Mattarella si era volutamente riferito a un momento storico, quello successivo alla crisi del 1929, che aveva alimentato «una spirale di protezionismo e di misure unilaterali», che avevano favorito “fenomeni di carattere autoritario [che] presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”. La scelta del conflitto al posto della cooperazione, condivisa pienamente dal regime fascista che si era infatti gettata nell’aggressione all’Etiopia prima di iniziare quella contro l’Albania, la Francia, la Grecia, la Jugoslavia e l’Unione Sovietica, gettò il mondo in una spirale da cui uscì con dolori, sofferenze, distruzioni oltre ogni limite conosciuto.
“La storia – aveva detto Mattarella – non è destinata a ripetersi pedissequamente, ma dagli errori compiuti dagli uomini nella storia non si finisce mai di apprendere.” La volontà di giustificare gli errori fatti ha sempre accompagnato la ricostruzione storica degli eventi. Ancora oggi storici e studiosi famosi sostengono che il patto russo-tedesco del 1939 fu figlio – necessario e inevitabile – dell’egoismo delle democrazie occidentali (Gran Bretagna e Francia) che non avevano voluto coinvolgere l’Urss a Monaco e in una possibile alleanza analoga a quella che prenderà corpo solo nell’estate del 1941, ignorando la messe di documenti ora disponibili che dimostra quanto quel patto fosse coerente con le logiche espansionistiche della Russia di Stalin (e che trovarono conferma nei regimi comunisti imposti ai paesi dell’Europa orientale dopo la guerra).
Tra coloro che si sono premurati di ritenere il discorso di Mattarella un «attacco gratuito» alla Russia, proprio mentre Mosca e Washington stanno ponendo fine a una guerra sanguinosa in Europa, con argomenti e «affermazioni senza fondamento storico alcuno paragonabili a insulti gratuiti» – una posizione probabilmente molto più estesa di quanto facciano supporre le prese di posizione ufficiali di omaggio al Presidente – vi è la ex diplomatica Elena Basile, commentatrice del Fatto Quotidiano, non nuova a difendere e giustificare la politica aggressiva della Russia. Ma per fortuna, di personaggi così Mattarella ignora del tutto l’esistenza e le posizioni, continuando a offrirci un esempio di grande sensibilità istituzionale e coraggio politico, che costringe la debole e scarsa classe politica italiana – al governo e all’opposizione – quanto meno ad ascoltarlo e ad appoggiarlo.