di Lorenzo Lazzeri
L’articolo è frutto di un’analisi che il nostro redattore ha condotto all’interno dell’Università di Siena insieme a colleghi italiani e amici sudamericani dalla quale è scaturita l’dea di una lettera aperta al Governo italiano, a firma del redattore.
In Italia il rissoso dibattito intorno ai nuovi progetti legislativi relativi alle politiche di cittadinanza non riesce a vestirsi di pragmatismo. La visione ammantata di radicamento ideologico non facilità l’osservazione oggettiva dei problemi compresi quelli della crisi demografica del nostro Paese con le ricadute sulla produttività e su tutto il sistema di welfare.
Eppure c’è una legge esistente da più di un secolo, e resa ancora più moderna nel 1992, che potrebbe essere valorizzata. Si tratta dello ius sanguinis, secondo la quale il diritto alla cittadinanza si trasmette per linea di sangue, senza confini territoriali.
Un’analisi dettagliata, infatti, suggerisce che la riscoperta delle radici italiane da parte di una numerosa diaspora americana, ma soprattutto argentina, potrebbe offrire una risposta concreta alla crisi demografica e alla carenza di manodopera qualificata che attanaglia settori strategici come la sanità, l’industria e la ricerca. Si stima che in Argentina vi siano tra i venti e i venticinque milioni di individui di discendenza italiana, di cui circa il dieci per cento potrebbe manifestare un reale interesse al recupero della cittadinanza italiana.
Proprio da questa premessa si è sviluppata un’attenta riflessione collettiva condivisa con colleghi dell’Università di Siena e amici sudamericani alla quale ho partecipato in prima persona. Prendendo spunto da questo incontro ho inviato una lettera aperta al Governo italiano prospettando la semplificazione delle procedure per il riconoscimento della cittadinanza italiana rivolta agli italo-discendenti in Argentina e paesi affini. Un’“opportunità strategica” per affrontare alcune delle più gravi criticità italiane – la crisi demografica, il deficit strutturale del sistema pensionistico e la carenza di figure professionali altamente qualificate, in particolare nel settore sanitario.
Questa iniziativa è il frutto di un ragionamento sviluppato attraverso uno scambio ricco e stimolante con giovani italiani che oggi studiano in Argentina e che ha messo in luce l’enorme potenziale insito nel legame storico e culturale con la comunità italo-argentina. L’Argentina, infatti, accoglie una delle più ampie e vivaci comunità di discendenti italiani, molti dei quali, giovani istruiti, medici, ingegneri e tecnici, sono pronti a reinvestire le proprie competenze e il proprio talento in Italia.
Si stima che circa il 10 per cento dei 20-25 milioni di argentini di origine italiana potrebbe aspirare a un ritorno in patria. Si tratta di individui che, se integrati efficacemente, contribuirebbero a rivitalizzare il tessuto produttivo nazionale, colmando vuoti professionali e stimolando nuovi impulsi di crescita economica. Questo impatto economico, tuttavia, potrebbe ampliarsi nel lungo termine contribuendo così a elevare la competitività dell’Italia sui mercati internazionali.
Sarebbe centrale l’ambito sanitario, dove la scarsità di medici e infermieri grava pesantemente sulla sua efficacia. L’Argentina, con il suo elevato standard di formazione medica, offre un bacino di professionisti di alta qualità, spesso con esperienze in ambito internazionale e perciò nella proposta inviata al Governo italiano ho enfatizzato la necessità di semplificare il riconoscimento delle qualifiche per una transizione agevole al sistema sanitario italiano.
Per la gestione si propone la creazione di un portale di incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso una piattaforma integrata e intuitiva. L’obiettivo sarebbe quello di facilitare l’ingresso dei nuovi cittadini nel mercato del lavoro italiano attraverso una distribuzione più omogenea sul territorio, evitando fenomeni di sovraffollamento nelle aree già densamente popolate e promuovendo una coesione sociale equilibrata.
La proposta, tuttavia, non è esente da ostacoli. L’iniziativa richiederebbe un adattamento delle politiche migratorie italiane, oltre che un costante dialogo diplomatico con l’Argentina, per evitare tensioni legate a un fenomeno di “fuga di cervelli”, che potrebbe suscitare reazioni nella popolazione argentina. L’integrazione, inoltre, dovrebbe essere sostenuta da un programma di adeguata formazione culturale e linguistica per facilitarne l’integrazione.
Ecco perché io vedo per l’Italia l’opportunità di cogliere questa opportunità. Valorizzare e rafforzare i vincoli con la comunità italo-argentina, non solo favorirà un rinnovamento demografico ed economico, ma consoliderà un legame che, evolvendosi, rifletterebbe la visione moderna di un’identità italiana radicata nella sua storia ma aperta al mondo.
Così, il diritto di sangue, reinterpretato, si potrebbe trasformarsi nella chiave di un futuro collettivo per una nazione che cerca nel passato la forza per affrontare le sfide del XXI secolo.