Un aumento degli infarti è stato riscontrato negli ultimi mesi, una vera e propria impennata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. SI parla infatti di un +25% di casi.
I problemi cardiaci non colpiscono solo i cosiddetti fragili ma si stanno abbattendo anche sulle fasce di popolazioni più giovani.
Lo studio pubblicato su “Nature Medicine” e condotto su più di 150.000 pazienti guariti dal Covid-19 confrontati con oltre 5 milioni di controlli sani ha dimostrato che, dopo il contagio, il rischio di patologie cardiovascolari aumenta significativamente, anche in chi ha meno di 65 anni senza fattori di rischio come obesità o diabete. È stato dimostrato che i pazienti guariti dal Covid hanno il 52% di probabilità in più d’ictus. E il pericolo di scompenso cardiaco aumenta del 72%.
C’è bisogno di un immediato ritorno alla normalità, soprattutto per quel che riguarda la prevenzione e il ricorso agli specialisti. Negli ultimi due anni, a causa della pandemia, le lunghe liste d’attesa e i ritardi hanno causato un enorme numero di problemi, non solo per le malattie cardiovascolari. Secondo Ciro Indolfi, Vicepresidente FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi) e Presidente SIC (Società Italiana Cardiologia), ha detto la sua.
“Si sta delineando un quadro preoccupante che rischia di annullare le importanti conquiste ottenute in oltre 20 anni. Le malattie del cuore interessano 7,5 milioni di persone in Italia. In 36 anni (1980-2016) la mortalità totale per le malattie cardiovascolari si è più che dimezzata e il contributo delle nuove terapie è stato quello che più ha influito su questa tendenza. Ma la pandemia sta annullando tutti questi progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.