I dati parlano chiaro. La maggior parte dei ricoveri ospedalieri sia nei reparti Covid che in rianimazione sono occupati per la maggior parte da persone che non si sono vaccinate e che non intendono farlo.
“Se fossimo tutti vaccinati i letti intensivi occupati sarebbero il 20-25% degli attuali, quindi tutta l’Italia sarebbe bianca. Sui 3 milioni circa di over 50 non vaccinati, 1,4 milioni sono over 60, l’8% circa della popolazione totale di questa età. Una minoranza che però riempie le rianimazioni e condiziona la vita del 92% che adempie al dovere”.
E’ inflessibile su una linea che sostiene da tempo il professor Sergio Abrignani, membro del Cts, immunologo dell’Università Statale di Milano, in una intervista con il Corriere della sera.
Da tempo propende per l’obbligo vaccinale anti Covid e la velocità con la quale si sta diffondendo la variante Omicron lo convince ancora di più che questa sia la strada giusta per non tornare indietro: “Un parametro fondamentale perché le Regioni cambino colore e la vita di milioni d’italiani venga stravolta è la percentuale di occupazione in terapia intensiva. Oggi più dell’ 80% dei letti sono per i non vaccinati. E non è giusto.
Se le Regioni dal giallo passeranno all’arancione, e speriamo non al rosso, la responsabilità sarà in gran parte di chi ha rifiutato la profilassi anti Covid. Infatti i dati dell’Istituto superiore di sanità ci dicono che una persona non immunizzata di 80 anni ha un rischio 85 volte più alto di finire in terapia intensiva rispetto a un vaccinato. Il rischio è 13 volte più alto tra 60 e 79 anni e 6 volte maggiore tra 40 e 59.
Vogliamo ancora parlare di persuasione? È accettabile che 9 italiani su 10 debbano pagare per il comportamento di pochi? Per non parlare dei danni economici che si abbattono su alcune categorie quando le Regioni cambiano colore. L’obbligo vaccinale è un provvedimento duro? Il Covid è durissimo”.
Per Abrignani non vi è altra strada da percorrere se non si vuole tornare alla paralisi del Paese e del sistema sanitario. Per cui è inaccettabile continuare a sentire dubbi fondati sul nulla: “Il virus non fa distinzioni tra ideologia ed esitazione. Io posso comprendere chi ha dubbi mentre non giustifico chi in una situazione tanto critica per il Paese, dopo due anni di pandemia, nutre certezze paranoidi: chi dice che il vaccino modifica il Dna e rende sterili, chi blatera su un complotto mondiale di big pharma per il controllo dei popoli, chi sostiene che le bare di Bergamo erano vuote”.
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