Mantovani sulla terza dose: "Si punti all'immunità di famiglia in vista del Natale"
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Mantovani sulla terza dose: "Si punti all'immunità di famiglia in vista del Natale"

L'immunologo direttore scientifico dell'Humanitas di Rozzano: "La terza dose va somministrata, alla luce di quanto ci suggeriscono i dati scientifici"

Alberto Mantovani
Alberto Mantovani
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8 Novembre 2021 - 09.57


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A breve verranno aperte le somministrazioni anche agli under 60 per la terza dose di vaccino. “La terza dose va somministrata, alla luce di quanto ci suggeriscono i dati scientifici.
E comunque ci sono almeno tre buoni motivi: proteggere me stesso, i miei cari e le persone con cui vengo in contatto soprattutto se sono un sanitario”.
Lo dice l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Humanitas di Rozzano e professore emerito all’Humanitas University di Milano, che propone: “Diventiamo ambasciatori dei vaccini. Noi medici e scienziati non dovremmo andare solo in tv, ma anche in scuole e quartieri a incontrare la gente e ascoltarne i dubbi”.
L’immunità di gregge “è irraggiungibile, ma possiamo puntare a un’immunità di famiglia, soprattutto in vista del Natale”. Due dosi “dopo 6-8 mesi, ma probabilmente anche un po’ più a lungo, proteggono in modo soddisfacente da ricovero e morte.
I numeri inglesi però ci mostrano un calo della protezione nei confronti del contagio e della malattia leggera. La terza dose serve a rafforzare le nostre difese” aggiunge. La terza dose non comporta rischi per la salute, “non c’è alcun aumento della tossicita’” sottolinea.
Per quanto riguarda l’arrivo delle nuove pillole antivirali, “ci sono diversi ‘se’. Non è una cura miracolosa, né tantomeno un’alternativa alla vaccinazione”. Rispetto alla vaccinazione per i bambini “non abbiamo ancora capito perché i bambini si ammalino meno, ma è certo che qualcuno ha invece sintomi gravi – spiega – i benefici del vaccino superano i rischi di pericarditi e miocarditi, che sono rare e curabili con banali antinfiammatori.
Non sono mai stati riportati casi gravi”. Rispetto ai timori di future malattie o sterilità “non c’è nessuna base biologica per cui questo possa avvenire”. Anche i timori di mutazioni del genoma “sono ingiustificati.
Temiamo che l’Rna messaggero dei vaccini alteri il nostro Dna, ma ogni volta che ci infetta un virus, anche il più banale dei raffreddori, le nostre cellule si riempiono del suo mRna. Eppure non succede nulla”.

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