Smentita l'ipotesi del laboratorio: il salto del Covid avvenuto da più specie animali all’uomo
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Smentita l'ipotesi del laboratorio: il salto del Covid avvenuto da più specie animali all’uomo

Un gruppo di ricercatori guidati dell’università della California di San Diego ipotizza che il trasferimento potrebbe essere avvenuto in due occasioni indipendenti. Uno studio

Le specie accusate del trasferimento del Covid
Le specie accusate del trasferimento del Covid
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18 Settembre 2021 - 16.30


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In questi mesi le ipotesi sulla diffusione del Covid sono state molte: alcune fantasiose, altre più ragionevoli.

Adesso uno studio dagli Stati Uniti potrebbe rimettere in discussione tutto.

Il salto del Sars-Cov-2 da animale all’uomo potrebbe essere avvenuto in due occasioni indipendenti: è l’ipotesi fatta da un gruppo di ricercatori guidati dell’università della California di San Diego su virological.org, che accoglie articoli in attesa di revisione da parte della comunità scientifica.

Se confermato, lo studio renderebbe sempre meno probabile l’ipotesi che il virus sia sfuggito da qualche laboratorio.
Il nuovo lavoro che cerca di dare una risposta alle origini del virus pandemico nasce dalla rianalisi di 1.716 genomi del virus pubblicati su l’archivio online Gisaid raccolti tra fine 2019 e il 28 febbraio 2020. Negli archivi è possibile osservare la presenza sin dalle prime settimane dalla scoperta del virus della presenza di due distinte varianti del virus, note come A e B, che hanno una serie di nette differenze genetiche.

Una delle domande cruciali a cui si sono dedicati in questi mesi tanti gruppi di ricerca è quella di capire se le due liee virali siano state una l’evoluzione dell’altra, ossia da A si siano prodotte delle mutazioni che hanno prodotto la linea B e quindi un’origine unica del virus, oppure se le due linee abbiano avuto origini separate, frutto quindi di due distinti salti di specie, il cosiddetto spillover.
Il nuovo studio pubblicato per ora sul popolare sito virological.org di dibattito tra virologi e che raccoglie spesso anche studi ancora non revisionati dalle commissioni nominate dalle riviste scientifiche con peer review (revisione tra pari), suggerirebbe questa seconda ipotesi.

Una scoperta che potrebbe essere, come ha commentato il virologo Robert Garry, dell’università Tulane di New Orleans, “una pugnalata nel cuore” alle ipotesi secondo cui il virus possa essere in realtà sfuggito da qualche laboratorio di ricerca.

Il nodo della vicenda ruota tutto attorno a una serie di genomi finora considerati ‘intermedi’ tra le linee A e B ma, secondo i ricercatori americani, tali sequenziamenti sarebbero stati affetti da una serie di errori, definiti ‘non insoliti’, dovuti ai software che tentano a volte di colmare alcune lacune dei codici genetici analizzati. Errori di lettura e/o trascrizione che possono avvenire in ogni circostanza e, sottolineano i ricercatori, ancor di più a inizio pandemia quando ancora non erano stati definiti protocolli precisi e si cercava di ottenere il maggior numero di dati possibili in poco tempo.

Ovviamente l’intero lavoro distribuito online dovrà ora essere analizzato in dettaglio dalla comunità scientifica ma se lo studio dovesse essere ritenuto valido si avrebbe un nuovo importante tassello per tentare di comprendere come la pandemia abbia avuto inizio.

Uno dei prossimi passi, spiegano i ricercatori, sarà quello di mettere a punto una serie di simulazioni al computer per testare in che modo uno spillover multiplo potrebbe combaciare con la diversità dei genomi di Sars-Cov-2 identificati finora.

 

 

 

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