L'ira dell'immunologo Minelli contro Salvini: "Su vaccini e varianti dice cose non vere"
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L'ira dell'immunologo Minelli contro Salvini: "Su vaccini e varianti dice cose non vere"

Il professore contro la deriva no-vax del capo della Lega che aveva minimizzato i benefici dei vaccini e sostenuto che provocavano varianti

Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
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10 Settembre 2021 - 17.11


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Le ultime rocambolesche affermazioni di Salvini sui vaccini e sul Covid ha fatto infuriare la comunità scientifica in Italia che non ne può più di informazioni errate o incomplete, specialmente se comunicate da esponenti delle istituzioni.
“Chiunque, non dico per forza uno scienziato, ma semplicemente uno ben informato, ovvero capace di osservare con attenzione ciò che gli accade intorno, ha grandi possibilità di pensare con cognizione di causa che le varianti trovino possibilità di generarsi e di diffondersi molto più facilmente e immediatamente tra soggetti senza protezione e, dunque, in grado di offrire libera accoglienza ad un virus che poi in quegli organismi muterà e che, invece, il vaccinato prova subito a bloccare spessissimo riuscendoci”.
Così l’immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata, commentando le affermazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, che ospite a ‘L’Aria che tira’ su la7 ha sostenuto che “il vaccino non rende totalmente immune. Proviamo a fare informazione corretta: le varianti nascono come reazione al vaccino”.
“Pur avendo sempre saputo che esistono persone vittime di infezioni dette ‘breakthrough’ e, dunque, ‘penetranti’ rispetto alla protezione offerta dal vaccino, sappiamo anche da fonti attendibilissime che per le persone vaccinate la probabilità di contagiare altre persone è di circa il 70% di volte più bassa rispetto a chi, invece, il vaccino non lo ha fatto – ricorda l’immunologo – e poi, che la carica virale si riduce nell’arco temporale di una settimana negli individui vaccinati eppure infettati dalla variante Delta. In tali soggetti, a differenza dei non vaccinati, la capacità di infettare si esaurisce conseguentemente in pochi giorni”.
“Inoltre – prosegue Minelli – tra le persone vaccinate con ciclo completo, il rischio di ammalarsi di Covid si riduce almeno dell’82% rispetto a quanto accade tra i non vaccinati (dati Iss dell’11 agosto 2021). 
E tutto questo considerando il documentato aumento dei casi nei soggetti giovani, che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale evidenzia, se ancora ne fosse bisogno, la necessità di procedere velocemente alla doppia vaccinazione contro il nuovo coronavirus”.
“I procedimenti che portano alla genesi di nuove varianti – precisa l’immunologo – sono eventi del tutto naturali, prodotti da mutazioni assolutamente casuali che si verificano nella struttura genica del virus. 
E che siano totalmente indipendenti dalla vaccinazione lo dimostrano i dati storici recenti secondo i quali la prima la variante è comparsa nel Regno Unito nel settembre 2020, quando di vaccini anti-Covid in giro non c’era traccia. 
A seguire, in Africa e in Brasile dove sono emerse le varianti Beta e Gamma, la popolazione era quasi completamente non vaccinata. Così come in India dov’è comparsa la variante Delta, la popolazione all’epoca vaccinata era meno del 5%”, conclude l’immunologo clinico.

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