Guerra psicologica? Forse sì perché sul Covid c’è anche una guerra geo-politica. E ad essere sinceri la versione cinese non ha molti riscontri: del resto se il virus fosse arrivato in Italia prima della Cina perché gli ospedali si sono riempiti solo a partire da febbraio?
Il Global Times, testata online semi-ufficiale del Partito comunista cinese, rilancia l’ipotesi che il coronavirus “si stesse diffondendo quantomeno in Italia molto prima che l’epidemia scoppiasse in Cina” in un articolo sulle origini del virus.
Il giornale in lingua inglese è tornato spesso in questi giorni su questo tema controverso, controbattendo in particolare alle accuse provenienti degli Stati Uniti circa la possibilità che la pandemia sia derivata da un errore di laboratorio a Wuhan.
Ora un articolo accompagnato da infografica sostiene che “il mondo sta rifacendo la mappatura della storia della pandemia di Covid-19” e chiama in causa anche altri Paesi come Spagna, Brasile, Francia.
A sostegno di questa affermazione il Global Times cita alcuni studiosi per dimostrare che “si accumulano prove in paesi come gli Stati Uniti e l’Italia che suggeriscono che il coronavirus serpeggiava in diversi paesi al momento in cui è scoppiata l’epidemia nella città cinese di Wuhan”.
Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, il Global Times cita un recente studio comparso su The Lancet – che, precisa il giornale cinese, è stato pubblicato senza avere ricevuto una previa revisione “peer review” – secondo il quale “il coronavirus circolava in Lombardia tra fine giugno e inizio agosto del 2019, mesi prima che precedenti scoperte scientifiche appurassero che il virus circolava nel paese a novembre del 2019”.
Lo studio non indica le origini del virus, spiega una delle autrici dello studio, Sayaka Miura, in una intervista al Global Times, ma “la scoperta del virus in Italia nell’estate del 2019 significa che il virus si stesse diffondendo quanto meno in Italia molto prima che l’epidemia scoppiasse in Cina”.
Inoltre, la testa cinese cita uno studio su 24mila campioni raccolti negli Stati Uniti dal National Institutes of Health che suggerisce che sette persone in cinque Stati – Illinois, Massachusetts, Mississippi, Pennsylvania e Wisconsin – possono essersi infettati ben prima che venissero confermati i primi casi a gennaio del 2020. Bisogna “raccogliere campioni di pazienti con polmonite tra il 2018 e il 2019, o anche prima”, secondo Zeng Guang, ex epidemiologo capo del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie.
In questa direzione, secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, alcuni utenti Twitter hanno segnalato sintomi “molto simili” al Covid-19 al di fuori dalla Cina “a dicembre 2019 o anche prima”.
Il Global Times ha rintracciato una utente, probabilmente britannica, che sostiene di avere avuto “un’influenza con terribili infezioni al petto a novembre del 2019 (…e) la perdita del gusto e dell’odorato”. Viene infine citato Michael Melham, sindaco di Belleville, New Jersey, che a Fox News ha detto nel maggio 2020 di avere avuto sintomi simili a quelli del Covid dopo essere tornato a novembre 2019 da una conferenza ad Atlantic City, due mesi prima che venisse confermato il primo caso statunitense di coronavirus nello Stato di Washington.