L'epidemiologa Salmaso: "La Sardegna insegna, aprire senza altre misure favorisce i contagi"
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L'epidemiologa Salmaso: "La Sardegna insegna, aprire senza altre misure favorisce i contagi"

La studiosa: "Per riaprire serve rinforzare i sistemi di sorveglianza: sono necessarie misure in grado di aiutarci ad identificare anche le fonti di contagio"

Stefania Salmaso
Stefania Salmaso
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19 Aprile 2021 - 16.20


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L’epidemiologa Stefania Salmaso è sicuramente una fra quegli scienziati che approva le riaperture purché non siano lasciate al solo buon senso delle persone.
Insomma il caso emblematico della Sardegna passata nel giro di 3 settimane da zona bianca a zona rossa deve insegnarci, secondo la studiosa, che c’è bisogno di un rigoroso controllo che succede alle riaperture: “L’esempio della Sardegna ci dice chiaramente che se si riapre, senza prendere altri provvedimenti, l’aumento dei contagi è cosa certa.
Per riaprire serve rinforzare i sistemi di sorveglianza: sono necessarie misure in grado di aiutarci ad identificare anche le fonti di contagio.
Sarebbe opportuno, infatti, che le riaperture fossero accompagnate dai controlli in grado di identificare le possibilità di infezione.
Dobbiamo sapere, ad esempio, se i luoghi riaperti rappresentano occasioni in cui le persone si sono infettate”, lo spiega Stefania Salmaso, epidemiologa delle malattie infettive indipendente.
Attualmente “viene promosso il contact tracing per rintracciare la catena di contagio ‘in avanti’.
Ora bisognerà studiare anche la catena di contagi ‘all’indietro'”.
Secondo l’epidemiologa, infatti, “in questo frangente bisognerebbe soprattutto cercare di capire tempestivamente qual è la fonte dell’infezione per i nuovi casi diagnosticati.
Un controllo che, ovviamente non potrà essere fatto su tutti i casi, ma almeno, su un campione, in modo sistematico e con strumenti condivisi, per consentire di mettere in comune i risultati”.
Le riaperture, ribadisce Salmaso, “si possono fare ma il modo per tenere sotto controllo il rischio è quello di puntare su sistemi tempestivi di identificazione dei punti critici dove avviene la trasmissione.
Ed è indispensabile raccogliere i dati in modo omogeneo, questo oggi manca nel nostro Paese”, conclude.

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