Scoperto negli Usa il primo caso di contagio da variante indiana con doppia mutazione
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Scoperto negli Usa il primo caso di contagio da variante indiana con doppia mutazione

La conferma è arrivata dagli scienziati della Stanford University ma per il momento casi sono localizzati in ambito regionale

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6 Aprile 2021 - 12.26


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La variante indiana con doppia mutazione è stata identificata per la prima volta negli Usa, e il timore è che questa possa incidere sull’efficacia dei vaccini a disposizione.
La “doppia mutazione” è stata osservata per la prima volta nello stato del Maharashtra, il secondo più popoloso dell’India.
Il ceppo, secondo i funzionari del Ministero della Sanità della contea, era presente nel 15-20 per cento dei sequenziamenti.
“Questo è un altro esempio in cui una variante si diffonde in modo massivo nel paese in cui viene rilevata – afferma Stuart Ray, docente di medicina presso la Johns Hopkins University – l’India ha condotto una campagna di sequenziamento abbastanza fitta da riconoscere la presenza di questa variante, che solleva preoccupazione sul fatto che la doppia mutazione possa eludere le risposte anticorpali neutralizzanti sviluppate a seguito della vaccinazione o di una precedente infezione”.
“Ci sono alcuni casi di ceppi che restano in ambito regionale – osserva Peter Chin-Hong, docente di Medicina e specialista di malattie infettive presso l’Università della California a San Francisco – per adesso, infatti, la variante indiana non si è diffusa in altre zone dell’India in modo pandemico, come avvenuto con la variante inglese”.
Gli esperti sottolineano l’importanza della vaccinazione, dato che il materiale immunizzante ha dimostrato di prevenire i casi gravi e i decessi nella maggior parte dei casi, indipendentemente dal ceppo di infezione.
“Le mutazioni possono avere un impatto sugli anticorpi neutralizzanti – sostiene Ray – ma i linfociti T potrebbero riconoscere comunque le proteine spike del virus.
Stiamo sviluppando risposte immunitarie complesse grazie a questi vaccini, il che potrebbe essere associato a una protezione maggiore, sarà necessario approfondire le indagini per rispondere con certezza a questi interrogativi”.
Lo scienziato ribadisce che non è ancora possibile stabilire se questa variante altererà il corso della pandemia, ma è fondamentale individuare le varianti potenzialmente pericolose in modo da gestire le situazioni al meglio.
“‘Se forniamo supporto per programmi che fanno sorveglianza molecolare – conclude Ray – se permettiamo ai sistemi che raccolgono i dati di essere integrati, possiamo avere un quadro relativo ai ceppi che si stanno diffondendo più rapidamente e potenzialmente gestire il modo in cui l’evoluzione del virus influisce sulla diffusione della malattia”.

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