Lo studio: "Bassi livelli vitamina D potrebbero rendere più grave l'infezione del Covid"
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Lo studio: "Bassi livelli vitamina D potrebbero rendere più grave l'infezione del Covid"

Emerge da uno studio retrospettivo su 52 pazienti, che ha visto la collaborazione dell'Iss, dell'Ospedale Sant'Andrea di Roma e di altre istituzioni, pubblicato sulla rivista Respiratory Research. 

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22 Marzo 2021 - 16.23


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Non è che si risolva il problema del Covid con le vitamine. Certo è che in alcuni casi la carenza potrebbe dare una mano alla malattia.
La carenza di vitamina D sembrerebbe associata a stadi clinici di Covid-19 più compromessi.
 È quanto emerge da uno studio retrospettivo su 52 pazienti, che ha visto la collaborazione dell’Iss, dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e di altre istituzioni, pubblicato sulla rivista Respiratory Research. 
“Nella nostra indagine abbiamo correlato, per la prima volta, i livelli plasmatici di VitD a quelli di diversi marcatori (di infiammazione, di danno cellulare e coagulazione) e ai risultati radiologici tramite TAC durante il ricovero per Covid-19- spiega Francesco Facchiano, ricercatore dell’Iss, coautore dello studio- e abbiamo osservato che i pazienti con bassi livelli plasmatici di VitD, indipendentemente dall’età, mostravano una significativa compromissione di tali valori, vale a dire risposte infiammatorie alterate e un maggiore coinvolgimento polmonare”. 
Per lo studio sono stati arruolati 52 pazienti affetti da infezione da Covid-19 con coinvolgimento polmonare (27 femmine e 25 maschi, l’età mediana era di 68,4 anni). I livelli di vitamina D erano carenti (con livelli plasmatici di VitD molto bassi, sotto 10 ng/ml) nell’80% dei pazienti, insufficienti nel 6,5% e normali nel 13,5%. Recenti osservazioni hanno dimostrato che la VitD non è un semplice micronutriente coinvolto nel metabolismo del calcio e nella salute delle ossa, ma svolge anche un ruolo importante come un ormone pluripotente in diversi meccanismi immunologici. È noto che i suoi recettori sono ampiamente distribuiti in tutto l’organismo e in particolare nell’epitelio alveolare polmonare e nel sistema immunitario.
 “Anche se gli effetti in vivo della VitD non sono completamente compresi- si legge nello studio- una serie di osservazioni sottolineano il ruolo della VitD nello sviluppo delle malattie polmonari. La sua insufficienza e’ stata collegata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore e all’esacerbazione delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma. Inoltre, i soggetti con bassi livelli di VitD al momento del test Covid-19 erano a più alto rischio di essere positivi al Covid-19 rispetto ai soggetti con sufficiente stato di VitD”. Tuttavia, gli studiosi sono cauti. “L’effetto della carenza di Vitamina D nella progressione del Covid-19 o nella gravita’ della malattia e’ ancora da valutare. I nostri dati sottolineano una relazione tra i livelli plasmatici di VitD e diversi marcatori di malattia. Al momento e’ difficile sostenere se l’integrazione di VitD possa svolgere un ruolo nel combattere la gravita’ della malattia e ridurre la sua moralità, ma può essere una raccomandazione utile e sicura per quasi tutti i pazienti”. 

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