Il virologo Clementi ammette: "Nel tampone di Berlusconi un'alta carica virale"
Top

Il virologo Clementi ammette: "Nel tampone di Berlusconi un'alta carica virale"

Il direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano: "Lo stiamo curando con il Remdesivir e abbiamo prevenuto la tempesta citochinica che ha provocato tante altre morti"

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
Preroll

globalist Modifica articolo

6 Settembre 2020 - 08.42


ATF

Praticamente l’ammissione che la frase di Zangrillo sul virus diventato clinicamente inesistente no solo era stonata ma del tutto fuorviante.

“Niente ossigeno, è in terapia con Remdesivir, nel tampone del Cavaliere (ex, ndr) era presente un’alta carica virale”.
Lo dice Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’. Il Remedesivir, spiega Clementi, ”è stato sviluppato per combattere il virus Ebola, non è specifico per il nuovo coronavirus, ma funziona anche in questo caso, se utilizzato nelle fasi precoci. È una terapia che può essere somministrata solo in ospedale ed è per questo che si è ritenuto necessario il ricovero al San Raffaele di Berlusconi: è indispensabile, infatti, monitorare, passo dopo passo, gli effetti di questo trattamento”.

“La scelta di questo trattamento testimonia che l’infezione è limitata a una replicazione virale – spiega – In altre parole, Berlusconi non è andato incontro alla famosa tempesta citochinica (che provoca uno stato di infiammazione generalizzata dell’organismo, richiede cure speciali e, nello scorso marzo, ha provocato tante morti, ndr). Sta solo combattendo contro il virus e dal punto di vista respiratorio le cose stanno andando bene”.

Berlusconi è comunque un paziente che può essere definito ”fragile”, aggiunge. “Ha avuto problemi alla prostata e al cuore – sottolinea – I clinici devono tenere conto anche di questo”.

“Era costantemente monitorato ed eseguiva tamponi regolarmente – racconta – Dopo tanti esami negativi, l’ultimo, la settimana scorsa, si è rivelato positivo e con una carica virale alta. E questo è stato un elemento che ne ha suggerito il ricovero e l’uso di antivirali”. Infine Clementi chiarisce che non è possibile stabilire quando sia stato contagiato: ”Alcune persone diventano positive, dopo il contatto con infetti, in tempi brevi, altri richiedono tempi più lunghi”.

Native

Articoli correlati