La preoccupazione dei virologi: "Il virus può tornare con i voli internazionali"
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La preoccupazione dei virologi: "Il virus può tornare con i voli internazionali"

L'infettivologo Vella: "Non illudiamoci che il caldo gli faccia poi tanto male. In alcuni Stati americani, ora colpiti, ci sono 42 gradi". E Pregliasco dà ragione a Speranza: "Giusta la quarantena per arrivi extra Ue"

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1 Luglio 2020 - 13.00


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″È un’epidemia globale, non pensiamo in chiave locale. È da miopi. Il virus ci mette un attimo a ripresentarsi ora che si riaprono voli internazionali. Non gli serve la carta di imbarco. Potrebbe tornare con qualche passeggero asintomatico. Non credo però a una seconda ondata catastrofica”. Lo afferma Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale alla Cattolica, in un’intervista al Corriere della Sera riflettendo sulla possibilità di una seconda ondata in autunno.

“Dobbiamo comportarci come se lo aspettassimo al varco. Non facciamoci fregare una seconda volta. Pensavamo che non sarebbe uscito da Wuhan invece un giorno è entrato senza bussare. Non illudiamoci che il caldo gli faccia poi tanto male. In alcuni Stati americani, ora colpiti, ci sono 42 gradi. Senza lockdown adesso saremmo come negli Usa”, conclude Vella.

Un messaggio di cautela sui voli internazionali arriva anche da Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, che plaude alla decisione del governo italiano di imporre la quarantena a tutti gli arrivi extra-Schengen. “La situazione epidemiologica non è ancora chiara e soprattutto non è uniforme a livello internazionale. Bene ha fatto, per questo, l’Italia a scegliere la linea della prudenza, mantenendo in vigore l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra-Schengen”, afferma Pregliasco ad Adnkronos Salute, commentando il contenuto dell’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. “Mi rendo conto che c’è una questione di reciprocità. Ma è bene procedere per step, mantenendo alta l’attenzione in una fase in cui la situazione in Italia va meglio”, dice Pregliasco.

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“Non dobbiamo dimenticare – aggiunge l’esperto – che ci sono stati dei focolai nel nostro Paese, in alcuni casi alimentati da persone arrivate dall’estero. Ecco perché ritengo che sia corretto procedere con precauzione, adattando le misure alla situazione epidemiologica”.

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