Non esistono soluzioni che garantiscano una vittoria certa e rapida. La battaglia sarà lunga.
“In questo momento la gente che ha i sintomi e che è un caso sospetto sta a casa. Quindi non dobbiamo avvisare nessuno che si sta avvicinando a un caso sospetto. In Corea questo non c’era: lì serviva la segnalazione del caso sospetto perché i casi sospetti circolavano. Noi li mettiamo a casa. Non prendiamo il modello Corea come la panacea, ha funzionato là, in Italia abbiamo un altro modello, cerchiamo di far funzionare il nostro”.
Così il professor Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’Università di Pisa, coordinatore delle emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, ha risposto alla domanda della conduttrice di Agorà su Raitre che gli chiedeva se possono essere utili per gli epidemiologi innovazioni che, secondo alcuni mass media, sarebbero allo studio del governo, simili alla app usata nel paese asiatico che segnalava gli spostamenti e avvertiva con una alert se una persona si trovava vicino a un contagiato.
”In questo momento la app ce l’abbiamo già e si chiamano servizi di igiene pubblica – ha concluso Lopalco – sono quelle persone che identificano il caso e lo tengono chiuso a casa”.
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