Matteo Ricci? No, Pina Picierno: come nel Pd si tenta di preparare il trappolone per Elly Schlein

Tentando sempre di arrivare di soppiatto, fedele al suo motto “non ci hanno visti arrivare”, la segretaria Elly Schlein non si è avveduta del ginepraio in cui è andata a cacciarsi con il polemico voto sul Rearm Europe Plan.

Matteo Ricci? No, Pina Picierno: come nel Pd si tenta di preparare il trappolone per Elly Schlein
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16 Marzo 2025 - 23.43


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Tentando sempre di arrivare di soppiatto, fedele al suo motto “non ci hanno visti arrivare”, la segretaria Elly Schlein non si è avveduta del ginepraio in cui è andata a cacciarsi con il polemico voto sul Rearm Europe Plan.

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Eppure dei segnali li aveva avuti perché sin dal suo annuncio, il piano della von der Leyen aveva fatto registrare reazioni contrastanti fra le varie anime del Pd, che in politica estera, già in altre occasioni si era diviso fra l’ala riformista rappresentata da Gori, Guerini, Bonaccini ed altri, e la corrente più vicina alla segretaria (di cui fanno parte tra gli altri, Zan, Provenzano, Ricci e Franceschini).

Ma lei quei segnali non li ha colti. Forse troppo impegnata a correre, si è ritrovata a Strasburgo con il gruppo letteralmente diviso che, oltre ad isolarsi nel gruppo PSE, si è spaccato contando su 10 voti a favore di Rearm Europe e solo undici astensioni come da lei richiesto. 

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E solo grazie all’undicesimo voto della non iscritta al PD Lucia Annunziata (che, machiavellicamente, dopo il voto ha dichiarato di essersi sbagliata) è riuscita ad evitare di ritrovarsi in minoranza.

Eppure Luigi Zanda l’aveva avvertita, l’8 marzo, dalle pagine de La Stampa: “Davanti alla straordinarietà della fase storica che stiamo vivendo e dunque al bisogno urgente e assoluto per il Pd di darsi una linea chiara sulla politica internazionale ed europea, l’unico luogo nel quale un dibattito di questo rilievo possa svolgersi in modo franco e trasparente è un congresso straordinario”.  E parlando di congresso Zanda ha sottolineato la parola straordinario ovvero senza più la pratica statutaria delle primarie per la segreteria aperte ai non iscritti al partito.  Quella pratica che ha permesso alla Schlein di trionfare su quel Bonaccini che aveva invece vinto il congresso fra gli iscritti al PD.

Ed ora cosa succede? 

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Dopo la perentoria richiesta di Zanda c’è chi invoca per la segreteria il nome di Matteo Ricci che invece si affretta a smarcarsi per dedicarsi alla candidatura a governatore delle Marche, chi, come Provenzano, getta acqua sul fuoco parlando della necessità di un confronto serio e approfondito ma non di un congresso “…il congresso non serve ad un confronto, serve solo a cambiare i gruppi dirigenti…”  e poi c’è Geremicca che sente aria di scontro congressuale anticipato ed annusa anche l’aria di una lotta al femminile fra la Schlein e Pina Picierno, vice presidente del Parlamento europeo e schieratissima per il riarmo.

E Zanda, cui la decisione di astenersi proprio non è andata giù, intervenuto a ‘Otto e mezzo’ su La7 ha rincarato la dose “Per il Partito Democratico auspico un congresso straordinario, poiché implica un chiaro valore politico che culmina con un voto. Non intendo mettere in discussione la segretaria Schlein, eletta regolarmente, ma ritengo prematuro che ella possa proporsi come candidata alla presidenza del Consiglio. La situazione si evidenzia anche nel campo della politica estera: isolare il Pd dai socialisti europei è una questione, ma il rischio di isolare l’Italia è ben altra faccenda. Il primo obiettivo deve essere la promozione di un’Europa federale, altrimenti non potremo mai realizzare una politica estera e una difesa comuni. Ho trascorso vent’anni in Parlamento e faccio fatica a ricordare una sola volta in cui abbia votato per astenermi.  A Strasburgo, avrei votato a favore del piano – ha continuato Zanda – per cercare di rafforzare anche l’unità con i socialisti europei. Il Pd è rimasto isolato e non ha considerato le potenziali ragioni di un socialista come Sanchez Il Partito Democratico deve dedicarsi con serietà e impegno alla politica internazionale; un partito che non riesce a definirsi su una linea il più possibile unitaria in materia di politica estera si espone al rischio di diventare irrilevante. La segretaria ha la responsabilità di tracciare la linea politica del partito e di promuovere la condivisione”.

E ancora: “Schlein, in qualità di segretaria, durerà quattro anni, fino alla fine del suo mandato. Tuttavia, è cruciale considerare con largo anticipo un aspetto significativo: nel 2027 si terranno le elezioni politiche. È necessario svolgere prima un congresso, ma la decisione spetta alla segretaria”.

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Insomma una bella gatta da pelare per la segretaria che, per badare alla tenuta del partito, ha aperto al confronto. Si, perché il prossimo passaggio è in programma martedì al Senato, quando ci sarà da votare una risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni alla vigilia del consiglio europeo. E qui il partito potrebbe essere di nuovo chiamato a esprimersi sul riarmo dell’Ue. Si farà la replica della spaccatura di Strasburgo?

Schlein ha ribadito la posizione della Segreteria ma la segretaria, dopo aver aperto al confronto, non ha chiarito né le modalità né il livello della discussione sulla politica estera. Molti frenano sul congresso: “La segretaria e il partito decideranno come affrontare la discussione, stabiliranno quale sarà lo strumento più idoneo“, ha detto Boccia. “Io non penso che serva un congresso“, ha detto Alfieri. “La scelta dell’astensione è incomprensibile – ha affermato il deputato PD Piero Fassino -. E’ una mezza strada, né carne né pesce. Il Pd ha bisogno di un confronto tematico, ma non serve un congresso generale“.

E come la storia ci insegna,  quando tutti negano le tensioni sono palpabili e ci si prepara allo scontro. 

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