La maggioranza del Consiglio comunale di Treviglio, in provincia di Bergamo, ha respinto la proposta avanzata da Matilde Tura, capogruppo del Partito Democratico. L’iniziativa prevedeva la possibilità per le consigliere con gravidanza a rischio e per i consiglieri neogenitori nei primi mesi di vita del bambino di partecipare alle sedute da remoto.
“Sei incinta? Sei malata? Dimettiti dal consiglio comunale”. Con questa motivazione è stata bocciata la proposta, che mirava a garantire una maggiore inclusività e partecipazione.
Matilde Tura ha raccontato la sua esperienza personale: “Io ho partorito 16 mesi fa – racconta la consigliera dem – e sono intervenuta in Consiglio fino a 10 giorni prima del parto, con 35 chili in più, ma ho avuto la fortuna di essere sempre stata bene in salute. Poi, dopo la nascita del mio bambino, ho saltato tre Consigli, seguendoli da remoto senza poter intervenire, non potendo essere presente. Cosa che, peraltro, avrei fatto molto volentieri”. Ha inoltre sottolineato che la richiesta non riguardava la sua situazione attuale, ma era volta a supportare altre donne che si trovano nelle stesse condizioni: “non era una richiesta per me, perché sarei stata già fuori dall’anno del bambino, ma per aiutare le donne che si trovavano costrette nella mia stessa situazione e che non volevano rinunciare ai propri impegni di lavoro”.
Dal punto di vista tecnico, la misura sarebbe stata attuabile senza difficoltà. “La possibilità tecnicamente è fattibile”, ha spiegato Tura su Facebook, aggiungendo che “già messa in atto da Sindaco e Assessori con le Giunte in videoconferenza, e già sperimentata senza particolari problemi da ospiti che si sono collegati da remoto per relazionare al consiglio”. La proposta non avrebbe comportato costi aggiuntivi e avrebbe rappresentato “un segnale di attenzione e di rispetto per condizioni temporanee della vita di una persona che non si capisce perché possano o debbano comportare la rinuncia alla partecipazione alle attività istituzionali e alla vita politica della propria città. Per chi è in carica oggi e per chi lo sarà in futuro”.
La decisione di respingere l’iniziativa è stata giustificata con una dichiarazione che Tura ha condiviso sui suoi canali social: “Nella vita ci sono delle priorità, se uno ricopre la carica di consigliere comunale al primo posto deve metterci la partecipazione. Poi nella vita capitano cose belle, come la nascita di un figlio o cambiare lavoro, o cose brutte come la malattia, allora forse bisogna riguardare le proprie priorità, a quel punto bisogna dimettersi e lasciare posto a chi ha la possibilità di dedicarsi pienamente”.
La consigliera ha espresso il suo disappunto per il rifiuto della proposta, soprattutto in vista della Giornata internazionale della donna: “Credo che il compito della politica e delle istituzioni – siamo vicini all’otto marzo – sia quello di rimuovere concretamente tutti gli ostacoli, grandi o piccoli che siano, che soprattutto le donne ancora oggi hanno nel dare il loro contributo alla società, in ambito lavorativo, nella politica, in tutti i settori. Per tutte le donne, non solo per quelle che – fortuna loro – hanno a disposizione strumenti o appoggi che magari altre in quel momento non hanno”. Ha inoltre aggiunto: “Mi dispiace sinceramente che non si sia voluta cogliere questa opportunità, soprattutto da parte di partiti che fanno del tema natalità e famiglia estesa e massiccia propaganda elettorale, e che la discussione sia purtroppo degenerata in considerazioni ed esternazioni che fanno riflettere su quanto ancora ci sia da fare da questo punto di vista”.
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