Parla Nicola Fratoianni. Chiediamo che il Ministro Tajani venga al più presto in quest’Aula per riferire sull’evoluzione della situazione in Medio Oriente: sono passati 467 giorni dal terribile attacco terroristico di Hamas, che tutti e tutte noi in quest’Aula, allora, condannammo senza alcuna esitazione.
Sono passati 467 giorni, durante i quali, ogni giorno, abbiamo chiesto, con tutte le nostre forze che cessasse un’offensiva spietata, irragionevole e ingiustificata, quella del governo del criminale di guerra Benjamin Netanyahu, sulla pelle di 2 milioni di uomini, donne bambini, anziani palestinesi, rinchiusi e rinchiuse in una grande prigione a cielo aperto, la Striscia di Gaza.
Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs intervenendo nell’Aula di Montecitorio.
A Gaza non c’è più nulla: non ci sono più quasi 50.000 esseri umani, di questi, decine di migliaia sono bambini e bambine, morti durante questo vero e proprio sterminio, durante questo genocidio. Non c’è più – prosegue l’esponente di Avs – il 90% delle infrastrutture civili: non ci sono più gli ospedali, le scuole, le università, gli acquedotti, le case. A Gaza non c’è più nulla, c’è solo disperazione.
La disperazione che ieri, finalmente, ha lasciato per qualche minuto il passo alla speranza, e alla festa, a Gaza, in quella infinita distesa di macerie. Come la gioia che ha riacceso la speranza nei cuori delle famiglie degli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre, che tutti e tutte con loro speriamo possano tornare vivi e sani il più presto possibile nelle loro case.
Ma questa speranza non è sufficiente e non chiude questa drammatica vicenda: ha bisogno che la politica faccia il suo mestiere.
Allora – insiste Fratoianni – vogliamo sapere. Primo: perché il Ministro degli Esteri, ieri, proprio in quella giornata, di fronte a quella speranza, non ha trovato niente di meglio da fare che lanciarsi in dichiarazioni improvvide ed offensive del diritto internazionale e della Corte penale internazionale, come quelle che hanno accompagnato la promessa di un’immunità per Benjamin Netanyahu, su cui pende il mandato d’arresto emesso da quella Corte e da quei giudici sulla base di un Trattato che, come è stato ricordato, è stato siglato proprio qui, in questa città, a Roma, nel nostro Paese,
Secondo: vogliamo che il nostro Governo faccia qualcosa in più, faccia finalmente un passo nella direzione del riconoscimento dello Stato di Palestina per provare a consolidare quel piccolo spiraglio che ieri si è aperto.
E se non si è arrivati prima a questo segno di speranza è stato solo perché la destra estrema di quel Governo e Netanyahu stesso, in nome della conservazione del suo potere e della sua carriera politica, ne hanno impedito l’attuazione. Oggi che quell’accordo forse è stato raggiunto occorre – conclude Fratoianni – non fermarsi ma accelerare, cambiare passo e cambiare modo di affrontare questa vicenda, per dare una speranza a palestinesi, israeliani e al mondo intero.
Argomenti: nicola fratoianni