Giorgia, l'assaltatrice dell'Europa, il volo da Trump e la narrazione da Istituto Luce

Trionfo, investitura, una visita che vale il biglietto. Accolta con tutti gli onori. Brava, bene, bis. Semplicemente imbarazzante.

Giorgia, l'assaltatrice dell'Europa, il volo da Trump e la narrazione da Istituto Luce
Trump e Giorgia Meloni
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

5 Gennaio 2025 - 19.20


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Mala tempora currunt. Prendiamo in prestito il famoso motto latino che ben si attaglia ai tempi che corrono. Tempi bui, neri. Tempi in cui anche la più importante agenzia stampa italiana, l’Ansa, preziosissima fonte per il lavoro di ogni giornalista, verga lanci degni, si fa per dire, dell’Istituto Luce di fascistica memoria. Il lancio in questione riguarda la visita-lampo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, buen retiro del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.

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Pubblichiamo il lancio: “Un blitz, a sorpresa.

Senza avvertire nessuno, o quasi. La premier Giorgia Meloni spende poche ore a Mar-a-Lago, tenuta di West Palm Beach di Donald Trump, dove arriva alle 19.30 locali (la mezzanotte e mezzo italiana) per poi ripartire poco meno di 5 ore dopo per far rientro a Roma.

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Poche ore ma molti i temi di confronto – dai dazi, al gas, alla guerra in Ucraina, solo per citarne alcuni senza dimenticare il caso di Cecilia Sala – che hanno fatto sì che la visita valesse il biglietto.

 Organizzata all’ultimo istante, la missione americana di Meloni ha visto la regia di Elon Musk che nel tardo pomeriggio di ieri aveva lasciato piccoli indizi su X sull’imminenza di un contatto tra The Donald e Giorgia. Uno tra tutti quello postato dal suo referente italiano Andrea Stroppa che affidandosi all’intelligenza artificiale aveva raffigurato il presidente eletto, la premier italiana e lo stesso mister X vestiti da antichi romani. Sua, dunque, la regia e la scenografia, ma con un ruolo da attore non protagonista – alla fine – dato che a Palm Beach non è stato visto.

Con Trump e Meloni (accompagnata dall’ambasciatrice in Usa Mariangela Zappia) si sono invece visti il futuro segretario di Stato Marco Rubio e il futuro segretario al Tesoro Scott Bessent, il prossimo consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e quello che sarà il nuovo ambasciatore Usa in Italia Tilman Fertitta. Una formazione che consolida la convinzione che la ‘toccata e fuga’ della premier italiana in Florida abbia affrontato anche il tema delicatissimo della detenzione di Cecilia Sala a Teheran e non solo – come riporta il New York Times – la volontà di “rafforzare le speranze dei sostenitori della Meloni che la premier conservatrice italiana diventi l’alleata di riferimento di Trump in Europa”. Mediando, spiega il quotidiano americano, “le tensioni tra altri leader europei e Trump”.

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Un comune sentire e un comune vedere, tra i due, che sempre secondo il Nyt, avrebbe visto “premere aggressivamente” la leader italiana per affrontare il dossier della giornalista che si intreccia con quello dell’ingegnere iraniano Mohammed Abedini-Najafabadi, detenuto in Italia su mandato Usa e di cui Washington ha chiesto l’estradizione.

Una determinazione che, probabilmente, ha rafforzato la stima di Trump nei confronti dell’alleata europea: Giorgia Meloni “ha davvero preso d’assalto l’Europa”, ha esordito – secondo quanto riportato dal Wall Street Journal – il presidente eletto presentando la leader italiana agli invitati aggiungendo che “è molto emozionante” essere “qui con una donna fantastica”.

“Invitati”, sì. Perché a Mar-a-Lago non c’era solo una consistente parte del futuro gabinetto statunitense, ma anche alcuni sostenitori (tra cui Rudy Giuliani) per i quali le porte del resort si sono aperte per poter assistere alla première di un documentario incentrato sui ricorsi nelle elezioni del 2020 (quando Trump denunciò brogli di massa), con un focus sugli sforzi dell’avvocato John Eastman. La prima, insomma, del docu “The Eastman Dilemma: Lawfare or Justice”, in cui l’esperto di diritto costituzionale sostiene che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno assistito all’ascesa di un “sistema giudiziario con due pesi e due misure” in cui il sistema legale ha ingiustamente preso di mira gli avvocati che rappresentano clienti conservatori.

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La proiezione ha però occupato solo una piccola parte delle poche ore americane di Meloni accolta con tutti gli onori anche da Marco Rubio che, dandole il benvenuto in Florida, l’ha definita “un grande alleato e un forte leader”. Con cui iniziare un percorso”.

Il servizio finisce qui. Trionfo, investitura, una visita che vale il biglietto. Accolta con tutti gli onori. Brava, bene, bis. Semplicemente imbarazzante. E poi, l’investitura del tycoon della Casa Bianca. Ma che investitura: la consacrazione. Giorgia l’”assaltatrice dell’Europa”. Caspiterina, avrebbe proferito il mitico Totò.  Povera Italia. E povera informazione. Eh sì, è proprio il caso di ripeterlo: Mala tempora currunt

Quanto puoi all’ardita ”assaltatrice”, a Bruxelles nessuno se ne è accorto. Di certo, non la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alla quale Meloni ha pietito una vicepresidenza al suo Fitto. Assalto a cosa? Ai denari, già messi in conto, del Pnrr? O assalto a una inesistente torsione antisecuritaria dell’Europa sui migranti? O ad una altrettanto inesistente iniziativa negoziale dell’UE sul fronte russoucraino? La narrazione di Giorgia la dura può andare ad uso interno, ma fuori dai confini nazionali la musica cambia. E come se cambia. È vero che siamo in tempi in cui la realtà è la percezione, e le veline di palazzo vengono spacciate per verità oggettive. Ma poi la realtà s’impone. E squarcia il velo, o meglio le veline, di stato. E in quello squarcio passa il senso del viaggio-lampo di Meloni negli Usa. Quale? L’immagine più tagliente la dà Dagospia: Giorgia la bacia pantofole di The Donald. 

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