Destra e sinistra categorie superate è un po’ il mantra del populismo qualunquista. E si vede chiaramente che l’evoluzione M5s sotto Conte là si è fermata, forse con l’idea di tornare al M5s delle origini che citava San Francesco e Pertini mentre nella pratica era un coacervo di rabbie e rancori diversi, egoismi mascherati da bisogni, pulsioni reazionarie e anti-sistema con una spruzzata di delusi di sinistra.
«L’etichetta di sinistra oggi non significa nulla, sfiliamoci da questa contrapposizione destra-sinistra, l’area progressista è alternativa alla destra, anzi se vogliamo dirlo è stato il Pd ad aver votato con Meloni la commissione von der Leyen» in Europa.
Così Giuseppe Conte, parlando a Skytg24. «Noi non vogliamo fare l’alternativa da soli, ma abbiamo una identità chiara che ci hanno dato gli iscritti», ha detto. La parola «sinistra ora non si significa nulla, vogliamo essere progressisti indipendenti».
Conte ha parlato di discrimini fondamentali, dal dossier sul riarmo alla transizione energetica, da un piano di investimento «serio» sull’energia al problema dell’immigrazione.
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