La provocazione di Bologna dimostra il tentativo del governo di rendere 'normale' il fascismo
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La provocazione di Bologna dimostra il tentativo del governo di rendere 'normale' il fascismo

Autorizzare l'adunata fascista davanti al luogo della strage fascista del 2 agosto è stata una follia. O forse un calcolo politico per

La provocazione di Bologna dimostra il tentativo del governo di rendere 'normale' il fascismo
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Gianni Cipriani Modifica articolo

10 Novembre 2024 - 22.20


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Quando a Bologna si concede ai fascisti la possibilità di organizzare una iniziativa a pochi metri di distanza dalla stazione dove i fascisti finanziati dalla P2 il 2 agosto del 1980 furono responsabili di una terribile strage, allora è chiaro che chi ha concesso l’autorizzazione (nonostante l’avviso del sindaco Lepore) è un incapace – e allora si dovrebbe dimettere – o l’ha fatto ben sapendo quali sarebbero state le conseguenze. E allora si dovrebbe dimettere due volte.

Il risultato lo abbiamo visto sull’informazione del nuovo ‘regime’ reazionario. La notizia sono i ‘rossi’ che si sono scontrati con la polizia mentre in tutto questo contesto fascisti al massimo erano povere vittime.

Mentre tentano di portare avanti un’opera di revisionismo sul neo-fascismo terrorista nello stesso tempo è evidente il tentativo di rendere normale lo stesso neofascismo

A rendere ancora più scoperto il gioco ci ha pensato l’ex missina temporaneamente a Palazzo Chigi che continua a parlare e agire come se fosse ancora i tra camerati di Colle Oppio.

Leggi anche:  La provocazione fascista di Bologna è stata un piatto avvelenato servito dal governo

Invece di prendere le distanze dai tanti fascisti – molti violenti e pregiudicati – che sono andati a provocare a Bologna ha accusato ‘una certa sinistra’.

Invece di ammettere che l’autorizzazione alla manifestazione fascista davanti alla stazione è stata folle, tace e copre Piantedosi dimostrando ancora una volta che il tentativo è quello di rendere ‘normali’ i fascisti e le loro provocazioni.

Non lo consentiremo.

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