Elly Schlein: "È tempo dell'alternativa, quello dei veti è finito"
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Elly Schlein: "È tempo dell'alternativa, quello dei veti è finito"

Mentre il Labour trionfa in Gran Bretagna, e il Fronte repubblicano in Francia si prepara alla sfida decisiva, per la segretaria del Pd Elly Schlein non resta alcun dubbio

Elly Schlein: "È tempo dell'alternativa, quello dei veti è finito"
Elly Schlein
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5 Luglio 2024 - 20.47


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ÈTanti vogliono l’unità ma questa volta Calenda sceglie l’isolamento.  Mentre il Labour trionfa in Gran Bretagna, e il Fronte repubblicano in Francia si prepara alla sfida decisiva, per la segretaria del Pd Elly Schlein non resta alcun dubbio. «È tempo dell’alternativa, quello dei veti è finito», ribadisce alla direzione dem che traccia la rotta verso un centrosinistra di governo. Ma la strada è in salita, gli ostacoli non da poco. «Il difficile arriva adesso», riconosce la stessa leader. Che tuttavia non smette di rilanciare la prospettiva «testardamente unitaria» per un campo progressista in divenire. Campo largo dalle geometrie variabili, che continua a cambiare perimetro al fluttuare degli umori politici. Schlein registra le fibrillazioni in area centrista e si richiama alla «funzionale presenza di un unico `centro´ nello schieramento, non di tanti `centri´».

La segretaria dem evidenzia un «afflato unitario» da parte di Matteo Renzi. Mentre parla di un Carlo Calenda «meno politico», ancora lontano dal riconoscere la via dell’unità. E i diretti interessati rispondono per le rime. Il leader di Italia Viva plaude alla vittoria di Keit Starmer. Cita il suo «mito» Tony Blair e rilancia. «Le elezioni inglesi dimostrano che se non c’è il centro non si vince, anche Schlein lo ha capito: senza riformisti la sinistra perde», è il monito dell’ex premier. Secondo cui le alleanze con la destra sono impossibili e per Iv resta da scegliere tra un ottica `terzopolista´ e l’ipotesi di una Margherita 2.0, che sembra sempre meno distante. Sentimenti del tutto opposti dalle parti di Azione. Con Calenda, che dopo l’apertura dei giorni scorsi, torna a chiudere. Il leader non digerisce la frase di Schlein, a cui risponde piccato. «Non serve a nulla – scrive sui social – un’accozzaglia populista e largamente filoputiniana con una spruzzata di centrino, buona strada». Un muro, per non dire un veto, alzato nei confronti dell’ala sinistra.

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E così Schlein ci torna sù in direzione, usando anche la sfida elettorale d’Oltralpe per cercare segnali distensivi. Del Fronte Repubblicano sottolinea la desistenza portata avanti da liberali e sinistra insieme. Ma, guardando alla «proposta di cambiamento per governare l’Italia», avverte: «il metodo è partire da temi concreti cercando convergenze, non si tratta di erigere un episodico muro dettato dalla contingenza come in Francia». 

Schlein ribadisce la necessità di lavorare a «un’agenda alternativa costruita sui `per´ più che sui `contro». L’obiettivo è netto. Ma la stessa segretaria, a testimonianza della difficoltà del compito, parla di un’opera «ingegneristica» da mettere in campo per trovare il «minimo comune denominatore» tra le forze di opposizione.

Negli interventi che si susseguono in direzione, sfuma la consueta acredine dell’ala riformista del Pd. Lorenzo Guerini, il più oltranzista, apprezza l’analisi che Schlein fa degli scenari francese e inglese. Il deputato invita però ad evitare di «italianizzare» quei risultati, «attardandoci in caricature tra riformisti e sinistra». Guerini dà per buona l’intesa con i 5s, ma rilancia un tema «essenziale», all’interno dei dem così come verso il campo largo. «Perché sia credibile – spiega – una coalizione deve intendersi su questioni discriminanti come la politica internazionale». E nella foto di gruppo davanti alla Corte di Cassazione, in cui manca proprio Calenda, il campo largo continua ad apparire diviso sul tema. Con il leader M5s Giuseppe Conte, che marca il distinguo quando parla dell’ingresso dei pentastellati nel gruppo The Left in Ue. «Così siamo coerenti sulla soluzione di pace per il conflitto russo-ucraino e sul contrasto al patto di stabilità», spiega. Parole che seguono il muro alzato nei giorni scorsi dalla vicepresidente 5s Paola Taverna nei confronti di Matteo Renzi.

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Schlein, tuttavia, insiste. Invita i leader delle opposizioni «a incontrarsi più spesso». Rilancia il suo partito, «perno indiscusso» della coalizione, alla guida del centrosinistra, ma «senza velleità egemoniche e senza chiedere abiure». Elogia l’unità e il «pluralismo» del Pd. Idee diverse e plurali sì, ma «profilo chiaro e riconoscibile». Quello scelto dalla segreteria, che ora si prepara ad affrontare una riforma complessiva dell’organizzazione del partito, chiesta con forza da una parte della direzione. Si parte da «un’estate militante» concentrata sulle aree interne e sui luoghi del `non voto´.

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