Goffredo Bettini, storico dirigente del Pd, intervistato da Il Fatto Quotidiano ha rinnovato la propria stima per la segretaria dem, dopo l’ottimo risultato elettorale. «Elly Schlein era da 7, adesso quasi sfiora l’8. Ha ottenuto una vittoria tonda e ha confermato una leadership che nei mesi precedenti aveva avuto qualche zona d’ombra. Ha delineato un Pd più nettamente a sinistra, più battagliero, voglioso, sveglio».
«Finalmente i pensieri differenti e anche i rispettivi radicamenti elettorali sono stati messi a frutto per fare grande il partito e non la propria corrente mica Berlinguer si privava delle riflessioni di un migliorista come Chiaromonte oppure delle analisi di Ingrao».
Quella del M5s alle europee, poi, secondo Bettini, «è una sconfitta ma non una debacle, hanno le risorse per risalire la china. Le politiche saranno un’altra storia. L’esito della sciagurata scelta di Renzi e Calenda dovrebbe insegnare qualcosa. La forza di Conte, e il suo grande merito, sono stati proprio quelli di scegliere il campo progressista, per starci con le proprie idee e le proprie condizioni. Esiste un elettorato laico, sensibile alla difesa delle prerogative costituzionali e schierato contro chi voglia minarle, come sta accadendo oggi. Quei laici possono stare con noi perché non voteranno mai per questa destra. Anche Renzi e Calenda».
Bettini ribadisce il nome di Rutelli, «anche se lui ha avanzato dei dubbi ed esposto le proprie riserve. Non sono io che lo tiro per la giacchetta, è l’analisi politica che conduce a lui. O a qualcuno che assomigli a lui».
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