Non so se vi è capitato di vedere ieri sera sulla 7, a “DiMartedi”, l’ormai famoso generale Roberto Vannacci, autore del libro “Il mondo al contrario” che contiene appunto la sua visione del globo terraqueo in chiave candidamente omofoba, razzista e fascista. Il libro, che il mondo della cultura ha deriso a crepapelle, ha ottenuto un successo di vendite clamoroso e il generale Vannacci viene ora caldamente corteggiato da Matteo Salvini che vorrebbe candidarlo alle prossime elezioni europee.
Il generale Vannacci, da bravo soldato, si è presentato in campo avverso con il sorriso stampato sulle labbra senza tradire un briciolo di paura. Eppure aveva davanti a sé Carlo Calenda, che è uno che non le manda a dire. Anche Calenda non si è mai scomposto ma ha trovato davanti a sé un muro di gomma. Vannacci ha respinto sempre garbatamente gli attacchi di Calenda e ha ribadito con calma che gli italiani devono avere la pelle bianca, che gli omosessuali non sono normali e che Mussolini era uno statista. A nulla sono valse le dotte argomentazioni di Calenda, che gli ha fatto la lezione parlando di storia, di filosofia, e soprattutto di etica. Il leader di Azione rimbalzava sempre contro un muro di gomma, senza riuscire a scalfire il disarmante, vetusto moralismo di Vannacci.
Il faccia a faccia si è concluso con un nulla di fatto. Nello studio televisivo, vuoto per alcuni attimi, rimaneva solo un senso di frustrazione indescrivibile, da far paura. La domanda in sospeso, a quel punto, era una sola. Quanti italiani la pensano come il generale Roberto Vannacci?
Il nostro paese sta regredendo a passi da gigante. L’elaborazione del pensiero viene vista ormai come l’inutile ginnastica di chi ha la pancia piena. Forse la vera contrapposizione che ci dilania è tra coloro che vogliono andare avanti e coloro che vogliono andare indietro. Se gli indietreggianti li dovesse guidare addirittura un generale sarebbe veramente surreale. Ma quante volte lo abbiamo visto succedere in paesi che abbiamo sempre considerato in modo alquanto razzista “inferiori” al nostro?