Il Salario minimo è solo uno degli interventi che bisogna effettuare sul comparto lavoro, forse il nodo principale da sciogliere per far ripartire un Paese da troppo tempo impantanato in una continui crisi. Maurizio Landini, segretario generale della Figc, ne ha parlato a La Stampa.
“C’è troppa gente che lavora e non arriva alla fine del mese. Dobbiamo ribellarci, a questo, e se non cambiano le leggi sui voucher e il tempo determinato, dobbiamo essere noi a cancellare gli strumenti che bruciano il futuro dei lavoratori, anche con un referendum, non escludo nulla”.
“Se anziché chiudersi nei resort, il governo ascoltasse quel che dicono le persone che non possono andare in vacanza, e quelle che hanno dovuto ridurle, capirebbe sin d’ora perché la piazza del 7 ottobre a Roma sarà strapiena”.
“In questo anno di governo non ci sono state risposte alle nostre piattaforme, solo incontri finti, e le diseguaglianze sono aumentate. Salari e pensioni in calo, profitti in crescita, prezzi e tariffe senza controllo, tagli alla sanità e all’istruzione, nulla sulle pensioni, precarietà e povertà che crescono, sino al taglio degli investimenti del Pnrr. Se non è nel merito questo, non so”.
A proposito del salario minimo: “Il governo deve assumersi la sua responsabilità, altrimenti a cosa serve avere un ministro del Lavoro? Chi per vivere deve lavorare, sa bene che con cinque o sei euro l’ora si fa la fame. Bisogna fissare ora un salario minimo orario sotto il quale nessuno può essere pagato, insieme ad una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti, cancellando così i contratti pirata”.
“Il governo con le sue scelte ha allargato il lavoro povero e la stessa precarietà, reintroducendo i voucher, liberalizzando i contratti a termine e il sub appalto a cascata, tagliando il reddito di cittadinanza tagliando il fondo affitti e non intervento con il sistema bancario sull’aumento dei mutui. La priorità deve essere anche la lotta all’evasione fiscale (e invece si continua a parlare di flat tax e condoni), il superamento del lavoro povero e della precarietà, in modo da dare un futuro a tutti ed in particolare ai giovani. Si comincia da qui. Poi ci sono la sanità e l’istruzione”.
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