Gian Carlo Caselli, ex magistrato anti mafia, in un editoriale pubblicato su La Stampa ha parlato della proposta del ministro Nordio di riformare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Quest’anno la ricorrenza della strage di Via D’Amelio ha rischiato e rischia di essere avvelenata dalle polemiche innescate da quel misto di Marchese del Grillo e don Chisciotte che a volte sembra voglia essere il Guardasigilli Nordio. Che contro il concorso esterno in associazione mafiosa si è esibito in ripetute esternazioni stupefacenti, sostenendo che si tratterebbe di un ossimoro perché `o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti e allora non si è esterni”.
“Quasi fosse il gioco delle tre carte, mentre la realtá è ben diversa, associati sono solo i `punciuti´, coloro che si autoproclamano uomini d’onore e giurano all’associazione un vincolo per la vita; i soggetti non associati che pongono in essere attivitá utili ai mafiosi doc, di solito uno scambio di `favori´ illeciti, sono invece concorrenti esterni, puniti in base all’articolo 110 (che disciplina il concorso di persone in qualunque reato) e 416 bis (associazione mafiosa). Quindi nessun ossimoro, ma semmai logica e buon senso imperniati sulla conoscenza di fatti concreti e sulla storia della mafia”.
Caselli ricorda come sia “appunto nelle `relazioni esterne´ l’architrave del potere mafioso, che proprio grazie ad esse impesta il nostro Paese da un paio di secoli. Contro questo scempio ha combattuto fino al sacrificio Paolo Borsellino. E’ allora evidente che sostenere, come fa il ministro Nordio, che il reato di concorso esterno non compare nel codice penale ma è un reato (questo sì è un ossimoro!) evanescente da rimodulare, rischia di depotenziare l’Antimafia ricucendola al contrasto dell’ala militar-gangsteristica, risparmiando i `galantuomini´ che le assicurano coperture, complicitá e collusioni e quindi buona e lunga vita. Un’antimafia a dir poco dimezzata”.
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