Sinceramente, non me lo aspettavo. SpecIalmente noi di sinistra credevamo che Berlusconi fosse immortale. Anche perché siamo noi ad averlo reso immortale combattendolo per 30 anni senza mai vincere le battaglie fondamentali, come quella sul conflitto di interessi.
Berlusconi è morto impunito nel suo letto, in quella clinica del San Raffaele che era stata sempre la sua seconda casa, come Francisco Franco tanti anni dopo la fine della guerra di Spagna. E anche i suoi processi, quelli che restano, andranno a farsi benedire.
Già immagino il cordoglio mondiale, i funerali di Stato, le mogli appresso alla bara, i fans che impugnano i santini, e i parlamentari di Forza Italia in fuga per ogni dove. La cosiddetta destra moderata di fatto muore con lui e il governo Meloni non appare in grado di raccoglierne l’eredità.
Per noi che abbiamo vissuto almeno la metà delle nostre vite a combattere Berlusconi la notizia è in qualche modo ferale. Ci fa sentire vecchi e sconfitti perché pensavamo tutti di morire prima di lui.
Ma per chi ha meno di 40 anni e da un pezzo non guarda più la televisione, la notizia appare quasi folcloristica. È questo il dato che subito emerge: ai giovani della scomparsa di Berlusconi non può fregare di meno. E allora ridiventiamo giovani tutti, almeno per un giorno, e guardiamo avanti che abbiamo tanto da fare e non c’è nemmeno più l’alibi di Berlusconi.
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