Elly Schlein è la nuova segretaria del Pd, la vittoria alle primarie del 26 settembre ha sancito il cambio alla guida dei democratici. L’ultimo segretario del Pci, Achille Occhetto, in un’intervista a La Repubblica ha parlato del risultato dei gazebo.
«Ho votato Schlein. Su di lei ho un giudizio positivo, da tempo dopo avere scoperto la sintonia su intreccio tra questione ambientale e sociale. Elly ha avvicinato il partito ai giovani, incarna il ricambio generazionale e di genere». Lo dice in un’intervista a La Repubblica Achille Occhetto, l’ex segretario del Partito Democratico della Sinistra, secondo il quale il successo di partecipazione si deve «soprattutto all’aria fresca che lei ha portato».
Comunque entrambi gli sfidanti «sono persone capaci e meritevoli di fiducia» aggiunge. Il Pd ora è a un bivio, «l’interpretazione giornalistica parla di una area più politicista e di continuità (Bonaccini) e di un’altra più movimentista e che si rivolge più a sinistra (Schlein)». Non si può creare «una coabitazione a freddo, ma occorre al nuovo Pd una fusione tra pragmatismo e utopia del possibile, dentro cui collocare i passi, anche piccoli, di un riformismo che sia però guidato da una visione».
Solo affrontando «le ragioni che hanno portato a votare l’altro, si evita la sciagura della scissione. E occorre una costituente delle idee». Va abbandonata «la logica dei tweet per sposare quella del discorso politico. Bisogna capire che bollette, salario minimo, ius soli sono collegati in un discorso unitario che affronti le tre grandi emergenze planetarie: guerra, migrazioni bibliche, catastrofe ambientale, in cui si colloca il baratro profondo della disuguaglianza che domina il pianeta». Battere la destra di Meloni, «non so in quanto tempo, ma si può e si deve, però trovando la propria identità ideale e politica – conclude -. È finito il tempo di chiedere a un partito per definirsi se si allea con Calenda o con Conte».