Soldi russi alla Lega, Mosca non risponde alla rogatoria: si va verso l'archiviazione
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Soldi russi alla Lega, Mosca non risponde alla rogatoria: si va verso l'archiviazione

Chiesta l’archiviazione per Gianluca Savoini, l'avvocato Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci - indagati per corruzione internazionale - per l'affare russo dell'hotel Metropol. Decisiva la mancata collaborazione della Russia.

Soldi russi alla Lega, Mosca non risponde alla rogatoria: si va verso l'archiviazione
Gianluca Savoini
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17 Gennaio 2023 - 16.47


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Il caso dei presunti finanziamenti di Mosca alla Lega va verso l’archiviazione da parte della procura di Milano, dopo 3 anni e mezzo di indagini. E’ stata infatti chiesta l’archiviazione per Gianluca Savoini, fondatore dell’associazione Lombardia-Russia, l’avvocato d’affari Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci – indagati per corruzione internazionale – per l’affare russo dell’hotel Metropol. 

Ma perché l’archiviazione? C’è stata la mancata risposta di Mosca alle rogatorie della Procura di Milano dietro la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per corruzione internazionale sui fondi russi alla Lega. Lo sostengono i sostituti procuratori Giovanni Polizzi e Cecilia Vassena che, coordinati dall’Aggiunto Fabio De Pasquale, hanno chiesto di archiviare il procedimento a carico dell’ex portavoce di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, l’ex banchiere Francesco Vannucci e l’avvocato Gianluca Meranda, nato dalle rivelazione de l’Espresso e del sito americano Buzzfeed sull’incontro all’Hotel Metropol di Mosca la sera del 18 ottobre 2018. 

La storia

Al centro dell’incontro d’affari a Mosca, a cui prendono parte sei persone, ci sarebbe secondo la procura di Milano un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee.

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Dalle conversazioni tra gli indagati la procura avrebbe tratto «elementi, sia pure indiretti, indicativi del fatto che Salvini fosse informato delle trattative sull’operazione di acquisto di prodotti petroliferi dalla Russia», senza però che siano «mai emersi elementi concreti» sul fatto che avesse personalmente partecipato o che fosse stato messo al corrente del proposito di destinare parte dei soldi ricavati dalla transazione ai mediatori russi perché pagassero pubblici ufficiali russi. Per questo «nessuna attività di indagine» è stata fatta nei confronti di Salvini, il quale non è stato mai indagato.

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