Meloni nasconde i rincari dietro le Ong e rivendica il decreto che criminalizza chi salva vite
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Meloni nasconde i rincari dietro le Ong e rivendica il decreto che criminalizza chi salva vite

Giorgia Meloni tenta di far dimenticare il video contro le accise con un video nel quale spiega in maniera sgangherata e fuori contesto il decreto contro le Ong

Meloni nasconde i rincari dietro le Ong e rivendica il decreto che criminalizza chi salva vite
Giorgia Meloni
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3 Gennaio 2023 - 17.29


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L’Italia è isolata a livello internazionale, alle prese con una ondata di rincari che si abbattono sul popolo italiano per la scelta del governo di far pagare di meno i ricchi. Poi una serie di ministri improbabili da repubblica delle banane. E allora cosa c’è di meglio che tornare alla vecchia propaganda xenofoba contro le Ong?

Cos’ in un video propagandistico Giorgia Meloni ha cercato di spiegare a modo suo l’incredibile decreto pensato solo per ostacolare le attività delle Ong (da cui dipendono solo il 15% degli sbarchi) e dare qualche capro espiatorio all’opinione pubblica.

 «Immigrazione illegale e tratta di esseri umani: è finita l’Italia che si accanisce con chi rispetta le regole e fa finta di non vedere chi le viola sistematicamente». 

Lo scrive sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pubblicando un video tratto dagli ultimi `appunti di Giorgia´ e in cui illustrava le norme contenute nel dl sulle Ong firmato ieri dal presidente della Repubblica. Il provvedimento ha «come obiettivo il rispetto del diritto internazionale, che non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in qualsiasi altro mare e fare la spola con gli scafisti per trasferire gente da una nazione all’altra», aggiunge Meloni nel video, assicurando che «noi vogliamo rispettare il diritto internazionale, che prevede una cosa molto chiara: che sei tenuto a salvare qualcuno se fortuitamente lo incontri e se qualcuno è a rischio». 

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Quindi «le norme del governo vogliono circoscrivere il salvataggio dei migranti a quello che è previsto dal diritto internazionale con alcune regole abbastanza semplici: se tu ti imbatti in una imbarcazione e salvi delle persone le devi portare al sicuro, quindi non le tieni a bordo della nave mentre continui a fare altri salvataggi multipli fino a quando la nave non è piena, perché quello non vuol dire mettere la gente al sicuro e soprattutto non vuol dire fare salvataggio fortuito di naufraghi», osserva la premier.

Giorgia Meloni dimentica che in questi anni – soprattutto con il nefasto arrivo di Salvini al Viminale – il Mediterraneo è stato trasformato in un deserto e la quantità di navi civili e militari che transitava da quelle parti è diminuita. E perché?

«Chiediamo che ci sia coerenza tra le attività che alcune navi svolgono nel Mediterraneo e quello per cui sono registrate: navi commerciali che si mettono a fare la spola per il salvataggio dei migranti è una cosa che stride abbastanza», continua Meloni, secondo la quale servono anche «screening di chi è a bordo, informazioni chiare sui meccanismi di salvataggio, regole per impedire che nel raccogliere queste persone a bordo non si metta a repentaglio la sicurezza dell’imbarcazione alla quale ci si avvicina. Norme stringenti che ci consentono di rispettare il diritto internazionale». 

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Se quelle norme non vengono rispettate, «non c’è autorizzazione a entrare in acque nazionali, e se si viola quell’autorizzazione si procede con fermo amministrativo dell’imbarcazione, la prima volta per due mesi, la seconda con sequestro ai fini della confisca. Lo facciamo per rispettare il diritto internazionale ma anche i migranti», conclude la presidente del Consiglio, perché «se qualcuno sta rischiando la vita ha diritto a essere salvato ma cosa diversa è farsi utilizzare dalla tratta degli esseri umani del terzo millennio e continuare a far fare miliardi di euro agli scafisti senza scrupoli che il governo italiano vuole combattere».

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