A Meloni dico che definire “democratica” la destra missina è voler riscrivere la storia...
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A Meloni dico che definire “democratica” la destra missina è voler riscrivere la storia...

Il Msi repubblicano ci può stare, dal momento che considerava i Savoia dei traditori, ma democratico proprio no. Pino Rauti è stato il fondatore di Ordine Nuovo, movimento dalle tentazioni golpiste

A Meloni dico che definire “democratica” la destra missina è voler riscrivere la storia...
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Claudio Visani Modifica articolo

30 Dicembre 2022 - 16.28


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Non sono d’accordo su gran parte delle misure finora adottate dal suo governo e su quasi nessuna delle idee della destra post-fascista di cui è portatrice, ma devo riconoscere che nella tradizionale conferenza stampa di fine anno Giorgia Meloni ha dimostrato di avere una marcia in più.

Ha risposto per quasi tre ore a tutte le 45 domande che le sono state rivolte con piglio pacato ma deciso, diretta, a tratti ironica, senza mai svicolare, difendendo le sue scelte non per dovere d’ufficio ma per convinzione. È un fatto che nella mediocrità della politica attuale lei emerge. E mi piace pensare che ciò sia dovuto soprattutto a due fattori: l’essere figlia e madre della militanza partitica che sa produrre classe dirigente, cioè di una stagione e di un sistema che abbiamo malauguratamente liquidato per lasciare campo libero ai partiti e alle leadership personali; il suo essere donna che per come la vedo io è un valore aggiunto in sé, anche se lei chiedendo di essere chiamata “il Presidente del Consiglio dei ministri” sembra a volte volerlo interpretare al maschile.   

Così come molto maschia vuole essere, o almeno apparire, la politica del suo governo. Dal decreto anti-rave all’ordinanza anti-sbarchi (con successive marce indietro e relative figuracce), dai provvedimenti contro le navi Ong all’offensiva contro i “fannulloni” del reddito di cittadinanza, dal pugno duro sulla giustizia e sulla scuola agli incentivi per le famiglie tradizionali e a chi difende o dà più figli alla patria, dal petto in fuori contro la pandemia strizzando l’occhio ai no vax fino al presidenzialismo come priorità. In altre parole, è bene non farsi ingannare dal fascino della giovane premier e dalle apparenze. Se si guarda la sostanza, è la destra di sempre: Dio Patria e Famiglia, legge e ordine, uomo (o donna) forte al comando. Quella più liberale con le solite ricette economiche: meno Stato e più mercato, più aiuti ai ricchi che ai poveri, libertà di fare quel che si vuole, abbasso le tasse, strizzate d’occhio agli evasori. Quella post-fascista con qualche nostalgia nemmeno troppo nascosta del tempo che fu. 

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Mi ha colpito, a questo proposito, il passaggio di Meloni sul Msi di Almirante e Rauti, la democrazia e la Liberazione. Prima ha risposto con un secco “sì”, senza argomentare, alla domanda se parteciperà alle celebrazioni del prossimo 25 aprile, e questo è un fatto nuovo e positivo. Poi però ha difeso a spada tratta gli indifendibili post commemorativi del Movimento sociale scritti dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dalla sottosegretaria Isabella Rauti, che solo tre mesi fa hanno giurato sulla Costituzione antifascista. Meloni, che come al solito si è ben guardata dal pronunciare la parola “fascismo”, sostiene che il Msi “ha avuto il merito di traghettare milioni di italiani sconfitti della guerra verso la democrazia sottraendoli alla violenza politica”, è quindi che è stato “un partito della destra democratica e repubblicana partecipando a governi della Prima Repubblica e alle elezioni del Capo dello Stato”. Ragion per cui il Msi e la sua storia meriterebbero rispetto, tanto più ora che gli eredi sono diventati il primo partito italiano e hanno il 30% dei consensi nei sondaggi. Per La Russa e Rauti fondatori e militanti missini meriterebbero addirittura “onore”, e le loro “radici profonde non gelano”.   

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Ora, definire “democratica” la destra missina è voler riscrivere la storia. Il Msi repubblicano ci può stare, dal momento che considerava i Savoia dei traditori, ma democratico proprio no. Pino Rauti è stato il fondatore di Ordine Nuovo, movimento dalle tentazioni golpiste, protagonista assieme ai Servizi deviati della strategia della tensione, coinvolto in diverse inchieste sulle stragi del terrorismo nero prima di essere sciolto per ricostituzione del partito fascista. Era così democratico da essere contro il suffragio universale e da non credere all’eguaglianza degli uomini. E Almirante, come ha ricordato lo storico Giovanni De Luna, ha sempre seguito “un doppio binario, apparentemente legalitario e repubblicano, ma intimamente sovversivo e reazionario, che contemplava anche la violenza politica”.

Quel che fa specie, nella difesa del Msi, è che Meloni a suo tempo aderì alla Svolta di Fiuggi approvando il documento presentato da Gianfranco Fini nel quale era scritto: “È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”. L’ha dimenticato? O è la prova che sul tema delle radici e dell’identità di Fratelli d’Italia le ambiguità sono tutt’altro che superate? Sperando che se ne ricordi il prossimo 25 aprile, quando andrà a celebrare la liberazione dal nazi-fascismo, auguro anche a lei e soprattutto a tutti voi che mi seguite buon anno. 

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