Congresso Pd, al Nazareno è iniziato l’incontro “Per una vera Costituente”, con tutti i vertici attuali dei democratici, tra cui i tre candidati alla segreteria Stefano Bonaccini, Paola De Micheli ed Elly Schlein. Ecco il link per seguire la diretta dal Nazareno. youtu.be/ek37ur7d2m0
Ad aprire la discussione, il costituzionalista Stefano Ceccanti.
“I padri del Pd sono dei giganti perché avevano capito che l’identità democratica trascende i precedenti. `Democratico´ rimane la parola più comprensiva per descrivere la nostra identità. Il congresso porta con sé conflitto e competizione: bene il lavoro istruttorio del Comitato Costituente che sta lavorando, bene il lavoro deliberante che deve svolgere l’assemblea neo eletta, quella scelta con le primarie aperte, che sono il tratto distintivo non di un nuovo partito ma di un partito nuovo».
«Il risultato del Pd alle elezioni si inserisce in un lungo ciclo di non vittorie. Per la prima volta il Pd vede insediata la sua funzione di perno del centrosinistra e viene insediato».
Elly Schlein
«Non siamo qui per fare una resa di conti identitaria, ma costruire il nuovo Pd e farlo insieme. Non rinunciando più ad avere un’identità, una visione comprensibile alle persone. Io voglio ringraziare gli altri candidati perché hanno già detto che sono pronti ad accettare ogni esiti e a lavorare insieme il giorno dopo».
«Io non penso che sia compito di noi candidati entrare nel lavoro costituente. Però facciamola fino in fondo questa discussione perché il mondo è cambiato. Io sono una nativa democratica, figlia di una cultura politica già ibrida. Abbiamo la gentile ma ferma convinzione di avere qualcosa da dire, quindi credo anche io che dobbiamo allargare e aprire questa fase di partecipazione anche dopo il congresso».
«Giorgia Meloni non parla di disuguaglianze perchè vive in un altro Paese, non parla di precarietà perchè gli sta bene così. Lì dobbiamo insinuare la nostra battaglia. Il Pd non è nato per mettere insieme culture diverse perché poi ci dividessimo con posizione anche caricaturali. Serve una sintesi che metta al centro quello che è rimasto insieme: diseguaglianze, clima e lavoro».
Stefano Bonaccini
«Il risultato alle elezioni si inserisce in un lungo ciclo di sconfitte o di non vittorie. Ma il Pd vede insediata la sua funzione di perno e baricentro riformista, ci sono in campo forze che possono essere minoritaria o irrilevante la funzione del Pd, come successo in altri Paesi europei».
«Sono ancora valide le ragioni su cui fondammo il Pd? Anche il nome e il simbolo del Pd, io non ho tabù, dipendono da questa risposta. la mia, di risposta, è sì. Perché costruire una grande forza progressista, riformista ed europeista risponde oggi a un grande interesse nazionale».
«Sento riproporre contrapposizione tra capitale e lavoro come fossimo all’inizio del secolo scorso. Questo per me è surreale. Se questa analisi fosse vera con chi faremmo la doppia transizione ecologica e digitale».
«Siamo progressisti perché il cambiamento che proponiamo è per tenere insieme i diritti di tutte e tutti. Siamo riformisti perché abbiamo cultura di governo, che no significa governare: il governo può essere un mezzo per cambiare le cose. È su questi presupposti che abbiamo riunito le culture riformiste di questo paese. Vedo rigurgiti identitari per il ritorno alle casematte precedenti. Nel mio piccolo contrasterò questa tendenza che sarebbe la fine del Pd», aggiunge Bonaccini.
«sento riproporre contrapposizioni fra capitale e lavoro come se fossimo ancora nel secolo scorso: è surreale. se quell’analisi fosse vera, con chi faremo la transizione digitale ed ecologica? È una rivoluzione che va assunta fino in fondo ed accelerata».
Paola De Micheli
«Io credo che il congresso fondativo, per essere più concreto e vero, abbia bisogno di più tempo di quello che gli abbiamo dedicato. Ho invece proposto di celebrare immediatamente le primarie, facendo partecipare gli iscritti con un voto che vale doppio e i militanti con un voto che vale uno. Rispondendo alle esigenze di urgenza e profondità che abbiamo».
Per il Pd «è finita un’epoca». Secondo l’ex ministro «il percorso costituente sta mostrando alcuni limiti» ma sarebbe un errore pensare che il Pd abbia «esaurito la sua funzione storica» e «lo dimostreremo nei prossimi mesi. Ma – ha chiarito – abbiamo bisogno di risolvere le questioni che non abbiamo risolto» passando per l’analisi «dei nostri comportamenti personali e collettivi». La percezione, infatti, e’ quella che «il Pd non vuole cambiare mai, a cominciare dalla modalita’ di partecipazione», ha concluso.