Enrico Borghi: "Non permetteremo a Renzi e D'Alema di distruggere il Pd"
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Enrico Borghi: "Non permetteremo a Renzi e D'Alema di distruggere il Pd"

Enrico Borghi, senatore membro del Copasir responsabile politiche per la sicurezza della segreteria del Partito democratico parla del prossimo congresso del Pd,

Enrico Borghi: "Non permetteremo a Renzi e D'Alema di distruggere il Pd"
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5 Ottobre 2022 - 17.07


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Parole dure da parte di un dirigente che ha fatto parte della segretaria del Pd guidato da Letta: «Renzi e D’Alema sembrano convergere su un obiettivo comune, quello di dividere in due e distruggere il Pd. Non glielo permetteremo».

Così Enrico Borghi, senatore membro del Copasir responsabile politiche per la sicurezza della segreteria del Partito democratico, in un’intervista a Radio Immagina, la web radio dem.

«Siamo pronti, già dalla Direzione convocata per domani a lanciare una ampia e ordinata discussione politica che abbia al centro l’identità, la riconoscibilità del Pd. Gli elettori ci hanno dato – ha aggiunto Borghi – un mandato molto chiaro e trasparente: essere il motore dell’opposizione essendone la prima forza e, conseguentemente, difendere la Costituzione e la forma stessa della nostra democrazia. Rifletteremo in un percorso dai tempi certi e evitando due atteggiamenti, quello di far finta di niente e quello di essere di fronte all’Apocalisse con azzeramenti, scioglimenti, abbattimenti di case che ne conseguirebbe. No. È tempo di attuare politiche chiare, di riconoscibilità di un riformismo che unisce il meglio delle culture politiche del `900, di democrazia dell’alternanza”.

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“Troppe volte – ha aggiunto Borghi – siamo stati penalizzati nel soccorrere il Paese dal Governo senza poter dispiegare tutte le nostre idee per maggioranze sempre spurie. E dopo aver stabilito chi siamo, quali idee, quali valori, principi e cosa vogliamo fare, arriveranno anche le persone che potranno incarnare queste scelte. Non dobbiamo cadere nella «sindrome francese» che immagina una sinistra massimalista da una parte e un centro mobile e ambiguo che raggruppa spezzoni della destra conservatrice dall’altra, nella quale il riformismo viene archiviato”, conclude. 

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