Sindaco di Firenze candidato? Nardella non dice nulla ma lancia un’ipotesi: il Partito Democratico deve ripartire «da una forte consapevolezza: si è chiuso un ciclo politico di 15 anni e si deve aprire un nuovo capitolo. «A volte ho la sensazione che ci siamo dimenticati i motivi per cui è nato il Pd. Un congresso ordinario non basta, serve un reset». Lo dice in un’intervista a Qn il sindaco di Firenze, Dario Nardella.
«È il momento di costruire una nuova casa perché quella che abbiamo non riesce più a rappresentare una larga parte di cittadini – spiega -. Dobbiamo evitare un congresso ordinario dove le opzioni siano quelle di fonderci con i Cinquestelle o con Azione e Italia viva».
E parlare di una costituente di un nuovo soggetto politico «significa elaborare una nostra identità e una nostra proposta politica senza essere subalterni ad altre forze. E dividerci sulle loro opzioni. Questo vale anche per il ruolo di opposizione da assumere in parlamento che deve vederci duri ma non sguaiati, dialoganti con le altre minoranze ma autonomi».
Per Nardella, si può valutare anche lo scioglimento se «dovesse preludere alla costruzione di una nuova casa dei democratici». Si potrebbe cambiare anche nome, «se questo serve a dare davvero il senso di rinnovamento, ma insieme a idee nuove».
La nuova casa del Pd «è per tutti coloro che vogliono unire e non dividere il nord e il sud del paese, che guardano all’Europa come unico, vero campo di progresso». Rispetto al nuovo segretario, Nardella non esprime giudizi sulle persone: «sono tutte valide: è il metodo che mi lascia perplesso – commenta – questa cosa delle autocandidature rischia di dare l’immagine di un partito nevrotico e autoreferenziale».
Argomenti: partito democratico