Emanuele Fiano: "Bisogna rifondare il Pd, l'antifascismo? È un valore solo per un terzo degli italiani"
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Emanuele Fiano: "Bisogna rifondare il Pd, l'antifascismo? È un valore solo per un terzo degli italiani"

Emanuele Fiano non è stato rieletto deputato, sconfitto all'uninominale da Isabella Rauti: "Il problema delle alleanze ma anche di identità politica"

Emanuele Fiano: "Bisogna rifondare il Pd, l'antifascismo? È un valore solo per un terzo degli italiani"
Emanuele Fiano
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Antonello Sette Modifica articolo

29 Settembre 2022 - 21.23


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Emanuele Fiano, perché Pd ha perso le elezioni politiche? Per una legge elettorale che ha consegnato alla destra, forte del 43 per cento dei consensi, il 58 per cento dei seggi?  Per la mancanza di proposte chiare? Per la presunzione che l’attanaglia? Per la consolidata incapacità di ascoltare e di rappresentare i bisogni del suo elettorato tradizionalmente di riferimento?

E’ evidente che nei collegi uninominali, se non ti presenti con uno schieramento ampio, perdi. La motivazione più importante della nostra sconfitta è, però, di identità politica. Ci sono stati alcuni riposizionamenti. I Cinquestelle hanno saputo interpretare le difficoltà della situazione sociale e, soprattutto, sono riusciti a farsi riconoscere come autori di quello strumento di salvaguardia, quale è stato il reddito di cittadinanza, che dalla pandemia in poi ha preservato dalla povertà milioni di persone. Sono anche riusciti a rimuovere dalla memoria collettiva le loro presenze al governo. Giorgia Meloni ha, dal canto suo, legittimamente fatto valere la parte di chi al Governo non c’è stato, mentre noi, al di là delle nostre colpe effettive, siamo stati identificati come quelli che al Governo ci sono stati, in una fase culminata con una situazione di profondo disagio delle famiglie italiane. La sconfitta è anche l’epilogo d una interpretazione del partito, a cui ci siamo ancorati per anni, pensando a un Pd che potesse raccogliere dentro di sé un fronte maggioritario. Poi è piombata sopra le nostre teste la stagione. in cui ci siamo ritrovati a cercare di allearci con tutte le parti e tutti i lembi che erano fuori dal centrodestra, senza peraltro riuscire nell’impresa. Ora è il tempo di una rottura con la nostra storia e di una riflessione profonda, che porti a una rifondazione di un partito capace di far suoi tutti i principi, che sono propri della socialdemocrazia, a partire dalla libertà di impresa e dalla giustizia sociale.

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Non c’è il rischio che tutto si risolva nell’ennesima corsa al riposizionamento e alla redistribuzione dei poteri?

Sarebbe la nostra fine definitiva.

Quale Pd vorrebbe che nascesse?

Noi dobbiamo reagire pensando a quel che fece la socialdemocrazia tedesca al Congresso straordinario di Bad Godesberg del 1959, dove furono ridefinite le domande provenienti dalla società civile e le risposte da mettere in campo. Non possiamo limitarci a una disputa fra i nomi. Dobbiamo mettere a confronto tutte le diverse opzioni. Dove nella polarizzazione tra Melanchon e Macron, i socialisti si sono praticamente estinti. Se abbandoni l’idea di costruire una tua identità politica, peregrinando, ora da una parte, ora dall’altra, il rischio del declino è alto.

La destra ha stravinto anche a Sant’Anna di Stazzena, teatro di uno dei più cruenti eccidinazifascisti della seconda guerra mondiale con 560 ottocento civili fucilati a sangue freddo, oltre che naturalmente Sesto San Giovanni, un tempo roccaforte della sinistra, dove a lei, figlio di deportati nei campi di sterminio si contrapponeva Isabella Rauti, figlia di un nostalgico fascista, a Marzabotto. Non pensa che l’antifascismo stia perdendo colpi nella memoria collettiva degli italiani e che rischi di diventare un valore via via più marginale?

Premesso che, per quanto mi riguarda, la sconfitta è stata netta nel complesso del collegio e di misura nella città di Sesto San Giovanni, sì è vero, l’antifascismo è un valore inossidabile solo per un terzo degli italiani. I risultati, che lei ha citato, possono, però, essere letti in un altro modo. Giorgia Meloni non viene percepita come la personificazione di un pericolo fascista. Anche io, durante tutta la campagna elettorale, ho ripetuto che questo pericolo non c’è. Non ho mai pensato che. il giorno dopo la vittoria elettorale, Meloni avrebbe tenuto un comizio, vestita di nero, da un balcone di Palazzo Venezia. Ci sono, questi sì, valori da difendere e, in questo senso, qualche segnale inquietante è già arrivato, come l’esplicito riferimento da parte del capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida alla necessità di modificare la Costituzione. Il rischio non è il fascismo, ma la messa in discussione di alcuni valori istituzionali e costituzionali, propri dell’antifascismo, nel segno dei quali siamo nati e cresciuti.

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Da dove ricomincia Emanuele Fiano?

Potrei tornare ad esercitare la mia professione di architetto, ma alla politica non rinuncio. Continuerò a farla anche fuori del Parlamento. E’ e resterà la passione. che ha dato senso alla mia vita. Continuerò a battermi con tutte le mie forze per un’Italia più libera e più giusta.

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