I pronostici del sindaco Sala (Pd): "Rivoluzione al vertice se la Lega va male e mi aspetto un tracollo di Forza Italia"
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I pronostici del sindaco Sala (Pd): "Rivoluzione al vertice se la Lega va male e mi aspetto un tracollo di Forza Italia"

Sala sulla campagna del Pd: "Il problema non è il ritorno al Ventennio, ma il conservatorismo della destra"

I pronostici del sindaco Sala (Pd): "Rivoluzione al vertice se la Lega va male e mi aspetto un tracollo di Forza Italia"
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala
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15 Settembre 2022 - 10.35


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In un’intervista alla Repubblica, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, guarda anche alle spine dentro la coalizione di centrodestra che si presenta come grande favorita alle elezioni politiche del 25 settembre: “Mi aspetto un tracollo di Forza Italia”. Lega? “Di fronte a un risultato molto negativo non mi stupirebbe un ribaltone al vertice del partito”. Vede inoltre Giorgia Meloni “ondivaga, in certi momenti cerca di presentarsi come moderata, in altri alza i toni”, come quando ha detto che la pacchia è finita con “un’inutile frase da ganassa, come diciamo a Milano”. Sostiene che il centrodestra adesso non si dividerà: “Non lo ha mai fatto nei momenti importanti. Più facile che litighino dopo il voto”. Uno dei punti deboli sarà la politica estera, “potrebbero inciampare”, anche perché “i rapporti politici di Salvini con Mosca non sono un’illazione, bensì una pura constatazione”. 

Sala dice che voterà come sempre il Pd, ma non risparmia qualche critica alla campagna elettorale di Enrico Letta: “Da profondo antifascista dico sarei stato meno insistente sul rischio di un ritorno al Ventennio. Della destra mi fa molto più paura che FdI abbia chiamato la sua convention programmatica a Milano “Appunti per un programma conservatore”. Davvero qualcuno pensa che in un mondo così in cambiamento la conservazione sia un punto di forza? No, è debolezza. Questo mi fa paura”. Ai dem chiede “battaglie precise che vadano al di là della sacrosanta difesa dei diritti civili. I diritti, poi, sono di tutti, dobbiamo per esempio pensare a quelle maggioranze silenziose che chiedono diritto alla sicurezza”. Aggiunge poi che “a noi elettori di sinistra pareva evidente che non si potesse stare in alleanza con il M5S” che è stato “il detonatore” della crisi del Governo Draghi. “Sulla rottura con Calenda-Renzi, invece, c’è una quota di posizionamento politico e una di personalismo. Il mondo che fa riferimento al Pd ha più difficoltà a digerire un rapporto con Renzi che con Calenda, azzardo che la crisi sia cominciata da lì”.

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