Pasquino critica il Pd: "Intollerabile il gioco sulla testa di Letta e Bonaccini si presta"
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Pasquino critica il Pd: "Intollerabile il gioco sulla testa di Letta e Bonaccini si presta"

Il politologo Gianfranco Pasquino, ha parlato di quello che potrebbe accadere al Partito democratico dopo le elezioni e critica Bonaccini

Pasquino critica il Pd: "Intollerabile il gioco sulla testa di Letta e Bonaccini si presta"
Gianfranco Pasquino
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10 Settembre 2022 - 21.20


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Il politologo contro la parte del Pd che vuole fare le scarpe a Letta e contro Bonaccini che sembra disponibile a fare la sponda.

«Il campo non è largo, ma non per colpa di Letta. Il gioco sulla testa del segretario è francamente stupido e intollerabile».

Lo ha detto il politologo Gianfranco Pasquino, parlando di quello che potrebbe accadere al Partito democratico dopo le elezioni, soprattutto se le cose non dovessero andare bene. Il successore potrebbe essere Bonaccini? «Sfortunatamente – risponde – Bonaccini sembra essere fin troppo disponibile, non so con quali meriti».

«Io credo che il segretario del partito democratico ha fatto nel complesso quello che era possibile per costruire una alleanza. Il campo largo – afferma il professore emerito di Scienza politica a Bologna – era giusta come idea, la responsabilità è degli altri, Conte è destinato a perseguire i propri interessi personali. Con Calenda e Renzi non si può fare nulla perché sono assolutamente inaffidabili. E dunque il campo non è largo ma non per colpa di Letta».

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Ma c’è un rischio di un cambio della segreteria in caso di vittoria elettorale del Centrodestra? «Non capisco l’utilià di pensare alla sostituzione del segretario adesso – risponde Pasquino – quando tutte le energie dovrebbero essere nella ricerca di innovazioni da proporre agli elettori e nella raccolta di voti, soprattutto da coloro che altrimenti si asterrebbero, che sono voti freschi e importanti. Il gioco sulla testa del segretario è francamente stupido e intollerabile, ma alcuni dentro il Pd pensano che sia l’unico gioco che sanno effettivamente praticare. Il problema sono loro, non Letta», conclude il politologo.

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