E’ possibile ma appare oggettivamente difficile da esercitare su larga scala: per una questione di numeri (secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute i soggetti potenzialmente interessati sono oltre 640 mila), e per una certa complessità delle procedure.
Si tratta del voto domiciliare per quanti saranno positivi al Covid – e quindi isolati in casa – il 25 settembre, giorno delle elezioni politiche: le regole per ora sono quelle già applicate nelle ultime amministrative e nei referendum, fissate dall’articolo 4 del decreto legge 41 del 2022 e dalle circolari 44, 48, 49, 53 e 66 del Dipartimento per Affari interni e territoriali del ministero dell’Interno.
In sostanza, gli elettori Covid positivi in isolamento domiciliare sono ammessi al voto presso il Comune di residenza e devono far pervenire al sindaco del Comune nelle cui liste sono iscritti (“con modalità individuate dall’ente medesimo, anche telematiche”) – in un periodo compreso tra il decimo e il quinto giorno antecedente quello della votazione – la richiesta di votare presso il proprio domicilio, completa di indirizzo dettagliato; e un certificato, rilasciato dal funzionario designato dai dall’Azienda sanitaria locale – in data non anteriore al quattordicesimo giorno antecedente la data della votazione – che attesti l’esistenza della condizione medica in questione.
Sarà il sindaco, sulla base delle richieste pervenute, a “pianificare e organizzare il supporto tecnico-operativo a disposizione dei seggi per la raccolta del voto domiciliare”. Le condizioni minime di cautela e tutela della salute per le attività di raccolta del voto a domicilio, demandate anche a personale non sanitario, richiedono che quest’ultimo sia “formato” e “dotato di adeguati dispositivi di protezione individuale”.
I componenti del seggio speciale – un presidente e due scrutatori – dovranno indossare camice monouso (o, in alternativa, tuta protettiva monouso), guanti, visiera con mascherina chirurgica oppure dispositivi di protezione facciale di tipo FFP2 o FFP3.
Nei Comuni dove non ci sono strutture sanitarie con almeno 100 posti letto dotati di reparti Covid, dei seggi speciali possono far parte persone indicate direttamente dal sindaco tra il personale delle Uscar (le Unità speciali di continuità assistenziale regionale) e tra appartenenti alla protezione civile. Al voto domiciliare – raccolto durante le ore in cui è aperta la votazione – vengono assicurate in ogni caso libertà e segretezza, “nel rispetto delle esigenze connesse alle condizioni di salute dell’elettore”.
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