Emanuele Fiano: "La destra italiana spaventa, è un'incognita pericolosa e inquietante"
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Emanuele Fiano: "La destra italiana spaventa, è un'incognita pericolosa e inquietante"

Parla l'esponente del Partito democratico autore del libro "Ebreo": "Una storia, che mi ha impedito di restare indifferente rispetto a quello che, di volta in volta, accade intorno a me"

Emanuele Fiano: "La destra italiana spaventa, è un'incognita pericolosa e inquietante"
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30 Agosto 2022 - 16.56


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di Antonello Sette

Emanuele Fiano, che campagna elettorale è quella in corso?

E’ una campagna elettorale che, con questo sistema elettorale, non può che essere di schieramento. Con i collegi uninominali ancorati al sistema maggioritario o si sta da una parte o si sta dall’altra, fatto salvo naturalmente il massimo rispetto per chi ha scelto di presentarsi fuori dagli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra. I sistemi maggioritari portano a una scelta predefinita. Non è un’invenzione italiana. Biden o Trump negli Stati Uniti. Socialdemocratici o cristiano democratici in Germania. Socialisti o popolari in Spagna. Macron o Le Pen in Francia. Il sistema maggioritario impone inevitabilmente una scelta binaria.

Lei ha scritto un libro che si intitola “Ebreo”. Quale è il messaggio che sottende la sua storia? 

Dalla mia appartenenza al popolo ebraico traggo una lezione, che appartiene non solo alla storia dell’umanità, ma anche a quella della mia vita e della mia militanza politica. Una storia, che mi ha impedito, innanzi tutto, di restare indifferente rispetto a quello che, di volta in volta, accade intorno a me. E’ il motivo del mio impegno politico e anche della mia preoccupazione per la drammatica crisi economica e sociale che stiamo attraversando.

Nel collegio, in cui è candidato, la sua avversaria diretta è Isabella Rauti, ovvero una rappresentante della destra oltranzista, legata, come pochi altri, alla Fiamma del Movimento Sociale. E’ lo scontro elettorale fra due visioni inconciliabili del mondo e della vita?

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E’, prima ancora, lo scontro, fra due esperienze familiari inconciliabili. Fra due radici storiche inconciliabili. Fra chi è stato perseguitato dal fascismo e chi ne è stato innamorato e militante volontario, come suo padre. Ci confronteremo, ovviamente, solo sull’oggi. Non penso, e non penserò mai, che le colpe dei padri possano ricadere sui figli e sulle figlie. C’è un oggi della destra italiana che mi spaventa. L’elenco delle paure è lungo. C’è il loro amore per Viktor Orban, che ci propaganda una democrazia illiberale, dove le donne sarebbe meglio che non lavorassero, con annessa la sua idea di famiglia. C‘è l’ammirazione per Marine Le Pen e per i suoi cugini spagnoli della Vox. C’è il loro sovranismo. C’è il loro disamore per l’Europa, che hanno costantemente dimostrato sino a qui. Ci sono molte e fondamentali questioni, che ci dividono nella diversa visione del mondo contemporaneo, a prescindere dalla profonda diversità delle nostre storie politiche e personali.

Pensa anche lei, come molti osservatori, che il Pd e la sinistra tutta abbiano perso la loro primaria rappresentanza nella fabbriche, nei quartieri popolari e nelle fasce più deboli ed emarginate della popolazione?

C’è da premettere, prima di rispondere alla sua domanda, che il Pd è, secondo tutti i sondaggi, in crescita rispetto al risultato raggiunto del 2018. Certo, alla drammatica crisi sociale che stiamo attraversando, alle difficoltà che milioni di famiglie incontrano nell’arrivare alla fine del mese e, in alcuni casi, anche alla fine della prima settimana o nel mangiare quel giorno, o alla prospettiva, come già sta accadendo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, di essere costretti a scegliere fra tenere acceso il riscaldamento o consumare due pasti, noi del Pd abbiamo dato risposte insufficienti. Non va, peraltro, dimenticata la spaventosa contingenza delle due guerre che si sono succedute nel tempo. Quelle scatenate dalla pandemia e da Vladimir Putin in Ucraina. Pensi che il nostro debito è aumentato, solo durante la pandemia, di cento miliardi tondi. E negli ultimi mesi sono stati stanziati altri quaranta miliardi di euro, che peraltro non hanno inciso sul debito, per fronteggiare il caro bollette e le altre emergenze sociali. Sono cifre che fanno accapponare la pelle. E’ come se in tre anni avessimo fatto otto o nove eleggi di bilancio. Nonostante questo quasi inverosimile sforzo, la sofferenza sociale è tuttora altissima ed è destinata ad aumentare ancora nei prossimi mesi. In una situazione del genere è evidente che non è facile riuscire a mantenere la fiducia delle persone nella politica. Ed è altrettanto evidente che si possa essere tentati di avvicinarsi a chi, come nel caso dei populisti e dei sovranisti, ti propone ricette salvifiche e, prospetta, come unica soluzione, l’uscita dal sistema, in cui siamo abituati a vivere.

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Fiano, che Italia sarà se, come prevedono tutti i sondaggi, sarà Giorgia Meloni a conquistare Palazzo Chigi?

Intanto noi fermamente pensiamo che questo non debba accadere. Il futuro non è mai scritto in anticipo e può ancora essere ribaltato con il voto. Se quello che prevedono i sondaggi dovesse essere lo scenario del dopo 25 settembre, ci sono molte incognite e altrettante preoccupazioni. C’è l’incognita del nostro rapporto con l’Europa. C’è l’incognita del modello di democrazia rappresentativa che ci proporranno. Se vorranno imporre il presidenzialismo od anche, per la prima volta nella storia repubblicana, la supremazia del potere esecutivo su quello legislativo. C’è un grande punto di domanda su quello che faranno in tema di diritti. Se il loro modello di famiglia sarà davvero quello di Orban e se, come già accade in molte regioni che amministrano, il diritto all’aborto verrà ristretto. Bisognerà capire quali punti di vista prevarranno. Non c’è fra loro un’unità di intenti. Proprio in queste ore, ad esempio, Matteo Salvini chiede altri milioni di ulteriore debito pubblico, a differenza di Meloni e Giulio Tremonti che categoricamente escludono una nuova dilatazione del debito. Meloni propone il blocco navale. Salvini e Berlusconi le rispondono che non si può fare. Il sistema di flat tax di Meloni è completamente diverso da quelli proposti da Salvini e Berlusconi. La verità è che l’eventuale avvento del centrodestra non dà certezze. E’ un’incognita con tante variabili pericolose e, in alcuni casi, inquietanti.

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