Sondaggi politici danno il Pd in calo ma con una buona campagna i margini di risalita sono tanti. Paziente, lento ma costante prosegue al Nazareno il lavoro sulla composizione delle liste. I dem si sono dati qualche giorno in più, con la scelta di far slittare la Direzione in programma per domani. Una decisione obbligata dopo lo strappo di Carlo Calenda che, ovviamente, ha avuto un affetto a cascata sul puzzle elettorale che Letta sta componendo con i dirigenti del Pd. Sciolto il patto con Azione le `quote´ riservate agli alleati sono tutte da ridefinire. Da rivedere anche il `lodo Fratoianni´ (i leader candidati all’uninominale) e gli spazi per i fondatori della lista Democratici e progressisti (Articolo 1, Demos e Psi). La soluzione, spiega chi è al lavoro su dossier candidature, dovrebbe arrivare nel week end.
Intanto il ritmo di lavoro di Letta e del suo staff, tra incontri con i segretari regionali e i vari rappresentanti dei territori e i contatti con gli alleati, resta frenetico. Le variabili con cui fare i conti sono tantissime. Alcune, appunto, si sono aggiunge con l’addio di Calenda. «Noi siamo convinti che il Pd sarà il primo partito», ha spiegato Francesco Boccia indicando implicitamente una `svolta´ nella campagna Pd. L’obiettivo «primo partito» sarebbe raggiungibile, spiegava in Transatlantico un deputato molto esperto di sistemi elettorali, con «un risultato anche di due/tre punti superiore ai sondaggi di oggi».
Il `Rosatellum´ aiuterebbe i dem grazie al recupero delle percentuali dei piccoli partiti che vanno distribuite a quelli più grandi: «Percentuali di tutti i partiti. Anche di Italexit, per esempio», sottolineava la stessa fonte. Un altro `effetto Calenda´ è quello che stanno soppesando i territori. Da un lato, sbollita la rabbia, si intravede la possibilità di avere più posti nelle liste.
Dall’altro c’è la preoccupazione per le `tribune´ da concedere ai piccoli partiti. Mentre, come spiegavano alcuni aspiranti parlamentari, una coalizione meno ampia significa meno collegi contendibili e listini proporzionali presi d’assalto. Insomma, il rebus elettorale resta davvero complicato da risolvere.
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