Così Giorgia Meloni si è intestardita sul blocco del Mediterraneo per fermare i migranti
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Così Giorgia Meloni si è intestardita sul blocco del Mediterraneo per fermare i migranti

Nel frattempo Calenda ha abbandonato Letta, cosa non sorprendente in sé, ma sicuramente per i tempi e le modalità con cui si è realizzata

Così Giorgia Meloni si è intestardita sul blocco del Mediterraneo per fermare i migranti
Giorgia Meloni
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Nuccio Fava Modifica articolo

8 Agosto 2022 - 10.00


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E’ durata poco, appena 24 ore scarse, quella che verrà ricordata come notte di Enrico Letta, durata più o meno una mezza giornata, anche se in effetti si delineava  come edificio complesso  e dall’equilibrio precario . Una prefigurazione obbligata dalla riduzione di quattrocento parlamentari e, per i 5 Stelle, in ambasce per l’uscita degli uomini del ministro Di Maio e dalla singolare norma, riconfermata, che imponeva il limite del non superamento delle due legislature.

 Ulteriori lacci e lacciuoli in fondo che si aggiungevano alle complesse operazioni, già nella vita interna dei partiti, per la formazione delle liste e delle scelte dei candidati. Insomma, un bel processo di inevitabile polarità per l’insieme della vita politica con tutte le sollecitazioni anche esterne alla vita dei partiti ma sottoponendola ad ulteriori pressioni e stress. E’ in questo contesto non semplice che è venuto maturando il trauma dell’ultima ora legato al ritiro della candidatura dell’onorevole Calenda dalla sua precedente scelta in alleanza con il segretario del Pd Enrico Letta.

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 Cosa non sorprendente in sé, ma sicuramente per i tempi e le modalità con cui si è realizzata: a poche ore dalla precedente chiusura dell’intesa con le componenti di sinistra del campo più largo e di una motivazione politica speciale di fatto tra Calenda e Letta che acquisivano comunque una rilevanza speciale – se così vogliamo dire- nella costruzione e caratterizzazione del campo più largo del centro sinistra e della sua definizione come principale opportunità di vittoria alle elezioni anticipate. Del resto la motivazione di Calenda è parsa non problematica né in difficoltà, motivata quasi da una inidoneità psicologica e da uno stato d’animo che rivelava la non disponibilità ulteriore a procedere. 

Scontata la reazione del centro destra, tutto in qualche modo irriverente se non denigratorio e schierato sulle posizioni tradizionali facendo emergere attraverso la scelta compiuta, caratterizzazioni e diversità: la Meloni  intestardita sul blocco del Mediterraneo per fermare i migranti; mentre per Salvini restano le scelte vincitrici quelle rappresentate dal divieto degli sbarchi e dalla prolungata permanenza in mare dei profughi, mentre infine Berlusconi concentra ogni suo impegno su unica clausola per il fisco e forte calo delle aliquote.

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 Insomma un confronto complessivo su proposte e indicazioni concrete che non affrontano ancora i nodi dei rapporti sull’Ucraina e sul contesto delle grandi sfide internazionali a cominciare da quelle con Russia e Cina. Questioni non eludibili tuttavia e sulle quali emergerà, in maniera più o meno faticosa, il raffronto con le scelte del governo Draghi e delle sue caratterizzazioni approvate in Parlamento.

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